Ore 4.21. Un nuovo giorno non è ancora iniziato, un vecchio giorno ancora non è finito, e io mi ritrovo all’Euroclub con Jonsi che tiene una sua mano sulla mia spalla, e ci stiamo facendo una foto. Mio Dio, sto svenendo.

Ore 13.49. Evvai! Abbiamo trovato un tassista che parla inglese!

Ore 15.53. Durante il Sightseeing tour di Baku, generosamente offerto dall’organizzazione dell’Eurovision, una delle fermate è attaccata all’hotel dove alloggiano Jacopo Massa e quei sorchi dei Litesound. Ancora più caso fortuito, c’è fuori il pullman che li deve portare alla semifinale delle giurie, tra poco. Per cui cogliamo l’occasione e senza vergognarci troppo chiamiamo Jacopo al telefono, ma la cosa più fortuita è che lui ci risponde e addirittura scende a salutarci. E insieme a lui ci sono, in effetti un po’ in disparte, Dmitrij e Vladimir Karyakin. Jacopo è un ragazzo estremamente disponibile e molto alla mano. Siamo orgogliosi, come italiani, che ci sia anche lui qui. Foto di rito e appuntamento tra stasera e domani, e speriamo che passino.

Ore 16.28. Davanti al monumento funebre del Black January. Il 20 Gennaio del 1990, come ci ha raccontato la guida, l’armata russa invade Baku e spara a chiunque trovi per strada. Abbiamo appena percorso il Viale degli Eroi, il Viale dei Martiri, con una teoria di lastre di marmo nero che si squaderna ordinata nella sua freddezza sotto il sole cocente delle quattro di pomeriggio. Ho percorso il viale e sono davanti al monumento funebre. Una stella di metallo, da cui esce una fiamma perenne, impiantata su una base di marmo nero e sormontata da una cupola color sabbia, sorretta da numerose colonne dello stesso colore. Davanti a me, quasi fosse un altare, una stuttura di metallo e tanti garofani rossi lasciati a ricordo e omaggio dei martiri. Ogni volta che mi ci siedo davanti un’emozione mi prende, e lacrimo. E penso a Srebrenica, e alla Shoah, a milioni di morti innocenti, colpiti solo perché diversi, perché di altre religioni, di altra, lingua, di altro Paese, di diverso orientamento sessuale. Solo perché diversi secondo le menti offuscate dalla paura. Quanti morti innocenti, quante morti ingiuste sull’altare della stupidità umana. Ma noi non siamo qui per tutt’altro? No. Non credo che siamo qui per altro. Lo ha detto Rona Nushliu ieri sera, lo dice l’Eurovision, nel suo obiettivo di fondo: aggregare i popoli europei intorno alla musica e al di là di tutte le barriere. Non siamo qui per altro, e i morti innocenti sono tutti uguali, in tutto il mondo.

Ore 17.52. Siamo di nuovo al Press Center. Ci dicesse bene che si incontra Ott Lepland che si aggira per l’arena? Stasera la II Jury Semifinal, e poi vediamo che succede domani. Pare che abbiano già messo la mia foto con Jacopo Massa online. Stasera appuntamento all’Euroclub per una seratona: Dima Bilan e Nigar Jamal (la duettante con Elgar Qasimov, Azerbaijan 2011, che infatti ci chiedevamo dove fosse finita; perché a Elgar l’abbiamo visto ieri sera sul palco a presentare la prima semifinale, e direi che stava bene).

Ore 18.07. Ha appena fatto la prova Zeliko Joksimovic. Da urlo! Questa passa….