Giorno 2 – 02.05.2014

L’atmosfera della sala stampa può essere descritta agilmente immaginando di essere al centro di una stanza, completamente bianca e con varie porte e porticine, sugli stipiti delle quali vediamo affacciarsi Hersi, Dilara, i Firelight e quei simpatici mattacchioni dei Pollaponk, che oggi, dopo la prova, hanno tenuto, non richiesto ed inaspettato, ma molto apprezzato, un concerto a cappella composto dalla ripetizione a ciclo continuo della prima strofa della loro canzone, No prejudice. Da sottolineare che erano vestiti con gli accapatoi colorati, ognuno secondo il proprio colore di scena.

Ho avuto occasione di incontrare, insieme agli amici di OGAE Italy, i Firelight, che hanno concesso al fan club una intervista estemporanea. I ragazzi ovviamente parlano varie parole di italano, e sono innamorati dell’Italia. Sono tre fratelli e una sorella, insieme a due amici di vecchia data, molto simpatici e ci hanno cantato dal vivo il ritornello di Coming Home.

Ci hanno regalato il loro CD promo e una targhetta che imita quelle usate dai militari in guerra o in missione, quelle che riportano i dati del gruppo sanguigno e i dati dell’inquadramento, perché la loro canzone è dedicata ai caduti della prima guerra mondiale, di cui quest’anno ricorre il centenario.

Ho potuto vedere dal vivo la prova di Aram Mp3. A parte la questione delle fiamme che stanno provando, che non si possono filmare ma di cui se ne può parlare, vista dal vivo l’esibizione da molta più emozione di quella che passa dal video.

Sul palco buio si accendono le luci bianche che contornano il cantante che inizia a cantare con voce morbida Not alone.

Il crescendo della canzone invece viene sottolineato dall’aumento del volume della voce, ma anche dal cambio del video proiettato sullo schermo. Da un paesaggio astrale, che ritrae il buio delle profondità siderali punteggiato dalle luci delle stelle si passa ad una esplosione di rosso e giallo di fuoco. Si aziona la macchina del vento e, forse, partiranno delle fiammate.

La sera, invece, siamo andati a vedere un musical, Vi maler byen roed, che prende il suo nome dalla canzone danese del 1989. Il musical era basato su tantissime canzoni presentate dalla Danimarca all’Eurovision. Ho riconosciuto Flying on the wings of love (2000), I’m talking to you (2005) e Only teardrops, usata alla fine nelle chiamate dal palco.

Abbiamo potuto riconoscere all’incirca diciassette parole, tra le quali “Diggi-loo, diggi-ley” (quattro parole), “Spagna” (una parola), “You probably call the wrong nunmber” (sei parole). Ma nel complesso è stato bello perché comunque molto allegro.

E alla fine dello spettacolo, usciti dal teatro, che si trovava in una zona periferica e abbastanza sperduta, un distinto signore danese, probabilmente sentendoci parlare in italiano, senza conoscerci, ci ha prenotato un taxi. Se fosse stata solidarietà umana, ospitalità nordica o solo cortesia, è stato comunque un bellissimo gesto.

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