Ore 15.51 All’Euro Fan Café, in attesa che arrivi SebAlter per il Talk Show con Rick Jacobs. Sono in prima fila e l’ho già visto, il piccolo Sebastiano, vestito nel suo solito abito di scena, la camicia bianca e il gilet nero. Secondo me ne ha una serie completa per potersi vestire sempre allo stesso modo. Ultime prove tecniche, e Rick che scerza con il cameraman. Siamo decisamente pronti per cominciare.

Ore 16.31 Sta per suonare! Sta per suonare!

Ore 16.40 Questo ragazzo, come lui stesso si è descritto, non è un cantante, è un violinista. E ascoltare un violino che suona è sempre un esperienza catartica. Non ha cantato solo Hunter of stars. Ha coverato Wake me up (canzone di Avicii dove, se vi ricordate, si sente anche un violino), come aveva già fatto alla finale nazionale svizzera, e poi ha suonato una musica tradizionale ungherese, accompagnato dalle percussioni del suo gruppo.

21.44 Emma che canta è una esperienza catartica. Emma canta con tutto il suo essere. Le note per lei non sono solo espressione musicale, ma espressione di tutta sé stessa. Le braccia, le gambe ma anche i fianchi e la chioma, tutto partecipa al movimento espressivo. La canzone è per lei movimento, grinta, voce e coinvolgimento del pubblico.

22.03. All’EuroClub per il Party di Israele.

Ho fatto un mare di foto a Tim Schou, che stava sul palco e intratteneva il pubblico e presentava la serata. Se lo vedete da vicino, questo è un dettaglio che non si nota in foto, è abbastanza basso, forse anche leggermente sproporzionato, perché le gambe sono leggermente troppo corte, ma è questo che gli aggiunge simpatia al carattere già spigliato che si ritrova.

Gli Shin non sono un gruppo di cantanti, sono piuttosto un’esperienza che va fatta. La formazione che sale sul palco è composta da loro tre, dalla voce femminile di Mariko e dalle percussioni, oltre al momento di danza del ballerino Alexandre. Saliti sul palco hanno tenuto una jam session con i loro strumenti, corde e percussioni. Andavano a braccio, non c’era un inizio programmato ma neanche una fine, era più una libera espressione in musica, che ti dice lei quando è finita. E si vedeva chiaramente dai movimenti dei tratti del viso, che sottolineavano lo sforzo di fare musica, quando senti quella vibrazione che è il ritmo, uno sconvolgimento di qualcosa all’interno di te, che ti passa insieme al sangue tra le vene e comanda i muscoli dei movimenti, e ti muovi che neanche tu stabilisci cosa vuoi fare.