Oggi ci siamo presi una pausa dalla Sala Stampa, dove avevamo messo radici, e siccome ogni tanto gradiremmo anche visitare la città che ci ospita, siamo andati in gita a Bratislava. L’evenienza che non abbiamo ancora girato per Vienna è un dettaglio. Avremo occasione nei prossimi giorni. Bella città, Bratislava, tutta a colori chiari, grigio, pistacchio, celeste, bianco, crema e sabbia.
La sera, al Party di OGAE Israel, che come ogni anno porta sul palco un fracco di partecipanti, c’era Maria Ólafsdóttir, c’era il piccolo Nadav Guedj, con il quale peraltro non sono ancora riuscito a fare una foto, c’era Amber e i nostri amici di Malta, e anche Mélanie René, più vari ed eventuali, tipo Kurt Calleja.
Quando Nadav Guedj ha cominciato a cantare sul palco, abbiamo intravisto con la coda dell’occhio i ragazzi del Volo, e sono stati all’incirca aggrediti da una folla urlante in cerca di foto e contatto umano. Riuscire ad avvicinarli è sempre un’impresa. Momenti divertenti: una ragazza salta all’incirca addosso a Gianluca Ginoble. Un’altra ragazza chiede disperatamente agli amici di fare una foto con Il Volo, ma con un cellulare predisposto per i selfie, non ricordandosi, perchè presa dall’emozione, che in quei casi sei tu che ti scatti da solo la tua foto.
Ho fatto una foto con Mans. Il vestito celeste che alle luci corrotte dell’EuroClub è venuto fuori blu scuro, pantaloni chiari e cintura celeste. Ci siamo avvicinati quando l’abbiamo individuato e c’era una fila che poteva essere importante prendere un numeretto e attendere il proprio turno. Mans faceva alcune foto, poi si sedeva cinque minuti, poi ricominciava, poi si risedeva, e poi ricominciava. Sto per chiedergli una foto quando una signora della delegazione mi chiede di attendere per tre minuti di break. Aspetto. Ha un sorriso timido, ma non sfuggente né poco caloroso, è il sorriso della persona umile. Si alza e mi viene incontro. Adesso capisco meglio il senso del sorriso. E’ stanco. E nonostante questo trova ancora la forza di sorridere. Se vedete la foto c’è da indovinare chi è il più stanco, e quello sembrerei sicuramente io, ma solo perché lui lo sa nascondere molto bene. Timbrare il cartellino per cominciare a lavorare anche quando gli altri si divertono può essere pesante, eppure riesce a sorridere. In quel momento l’ho stimato troppo. Questa è una delle foto che aspettavo da più tempo (tipo dieci anni… no, dieci no, ma quasi, diciamo dal 2008). Seguo Mans all’incirca da quasi ho iniziato a seguire l’Eurovision, perché il ragazzo partecipò al Melodi Festivalen svedese nel 2007 (con Cara mia), poi nel 2010 (con Hope and glory), e aspettavo il momento nel quale finalmente avrebbe rappresentato la Svezia.
L’ho stimato troppo. Si prepara a tornare alla postazione di lavoro e gli va un sorso d’acqua di traverso. Comincia a tossire. Nella caciara della discoteca, con i cantanti che dal palco cantano e urlano e la musica che pompa, a gesti perché la voce non si sente, gli faccio segno di rallentare, di prendersi il tempo che ci vuole. Di fermarsi un momento. “Non te lo meriti, di non avere un momento di stacco”. Ho fatto la foto. Ero al settimo cielo. Avrei voluto fare di più. Anche solo un momento. Anche rinunciando a fare una foto. Grazie Mans.
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