Note dalla Prima Semifinale
Le parole sono state scritte da Charlie Mason, lo stesso autore di Rise like a phoenix. Sto parlando di Beauty never lies, la canzone che la Serbia ha cantato sul palco stasera. Lì davanti, ho visto un momento di perfezione. Sul palco c’è Bojana che canta e quattro backings che gli girano intorno. Sono vestiti tutti uguali, uniformati, con una maschera bianca che gli copre il volto e dei mantelli ampi come tuniche che li coprono fino a terra.
Al secondo ritornello, “Finally I can say, yes I’m different and it’s okay”, recitato con il linguaggio internazionale dei segni, con movimenti volutamente legnosi, le dita che ruotano nel segno di vittoria a indicare la parola “okay”, poi la prima volta “Here I am”, e i quattro ballerini si schierano ai lati di Bojana e si tolgono la maschera. Il secondo “Here I am” e i backings si tolgono le tuniche, e da sotto fioriscono i colori dei vestiti, tutti diversi tra di loro. Perché la bellezza non mente mai, ma ti grida invece “Sono qui”. E finalmente posso dire: “Sì, sono diverso, e va bene così”.
Alla fine della semifinale, quando si stava defluendo verso l’uscita, me la prendo con calma e mi faccio un giro in mezzo alla gente che si rilassa nel parterre, quando mi passa davanti Razvan Schinteie (vi ricordate? Il bambino del video dei Voltaj), che come un folletto, i capelli biondi e la camicia a quadretti colorati rossi e blu, supera la folla e si intrufola attraverso le barriere del parterre per raggiungere un membro della delegazione romena. Una agilità da fare tenerezza.
Invece Danijelino non è passato. Però avreste dovuto vedere quanto sapeva muoversi sul palco. Sono riuscito a salutare l’amico Can, che veniva dalla Turchia perché aveva vinto il concorso che la Macedonia aveva lanciato per completare il video della canzone. Ci siamo salutati e purtroppo ci siamo dovuti consolare.
[wp_ad_camp_1]