Terza puntata della nostra saga: “Stay fit with someone or something”.

Diario-da-Stoccolma

La prima puntata è stata raccontata via YouTube da Farid Mammadov (Azerbaijan 2013, quello del testosterone) nella rubrica “Stay fit with Farid”, la seconda sono le sette serie da diciotto ripetizioni delle scale della sala stampa, raccontate nello spezzone “Stay fit with Globen Arena. Oggi, girando per Stoccolma, abbiamo scoperto un terzo capitolo: “Stay fit with RadHusetTorg”, che si riferirebbe alle scale della torre del Comune di Stoccolma, e suona circa così: Scalini, scalini, scalini, scalini, scalini scalini, lungo falso piano, gira, gira, gira, scalino, scalino, lungo falso piano, gira, gira, gira, scalino scalino, scalino scalino, piccolo falso piano, scala di legno, scala di legno, scala di legno, buio, buio, buio, LUCE! E poi riscendi.

“Bella Copenaghen!” cit.: io, che sono rimasto manco all’anno scorso, ma a due anni fa.

(Sai quando succede che l’emozione ti prende e ti capita di dire una cosa per un’altra? Ecco, tipo quella sensazione, e io che inizio l’intervista a Francesca Michielin con “Eccoci a Copenaghen”. All’aeroporto ci avevano avvertito che la casa dove abitavamo non era proprio Stoccolma centro… forse siamo usciti un po’ troppo fuori dall’abitato).

Adesso che ne hanno scelti sette, vi guardo tutti e so che non voglio rinunciare a nessuno di voi. A Marko che sventola la bandiera del Montenegro e a Luka che piange dopo che il Montenegro non è passato, a Jurij, secco secco, composto quando canta e pieno di colori dentro, alle bandiere della Grecia e della Finlandia che sventolano insieme, ad Ana Rucner e al suo violoncello, a Greta Salomé.

Ma anche al sorriso bellissimo di Samra dall’Azerbaijan, e alla dolcissima Zoe, a quella cosa bellissima di Cipro e a Freddie, che questa sera ha vinto la sua battaglia.

(E insomma, mi sono capitati i biglietti in piedi del settore Green Room. Che, per quanto vicino alla Green Room pensavo che stesse, in realtà era ancora più vicino di quello che potevo pensare, nel senso che Mans mi è passato a diciassette centimetri di distanza, mentre Samra si è vista lo spettacolo a tre metri da me, Ana Rucner invece a uno e ottanta).

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