Con la seconda semifinale di ieri sera si è completato l’elenco dei finalisti dell’Eurovision Song Contest 2018. E vediamoli un po’, allora, chi sono gli speranzosi e fomentatissimi cantanti che quest’anno avranno la possibilità di confrontarsi per vincere la competizione!

Parliamo brevemente dei passaggi che si potevano considerare abbastanza prevedibili (e solo prevedibili perché all’Eurovision non c’è mai niente di scontato).

La Repubblica Ceca (Mikolas JosefLie to me), Israele, annunciato come vincitore dell’Eurovision da quando ha presentato la canzone (Netta BarzilaiToy), l’Estonia, con l’opera abbastanza pop, ma neanche troppo cantata in italiano (Elina NechayevaLa forza), l’Austria con una canzone dal sound internazionale e interpretata in maniera ottima (Cesar SampsonNobody but you), la Norvegia di Alexander Rybak, che punta a diventare il nuovo mister Eurovision (That’s how you write a song), la Danimarca, con percussioni e voci da atmosfera vichinga (RasmussenHigher ground), la Moldavia che non si smentisce mai e tira fuori il suo etnopop in lingua inglese con sonorità zingaresche (DoReDosMy lucky day), l’Australia che, sarà per il mercato musicale ampio di cui usufruisce o dell’entusiasmo con cui partecipa ogni anno, porta sempre belle cose (Jessika MauboyWe got love) o la Svezia che sembra fatta apposta per l’Eurovision (Benjamin IngrossoDance you off) o l’Ucraina, che ha scoperto che può mandare anche cantanti maschi, e anche quest’anno il cantante che esce dal pianoforte come se fosse un vampiro da una bara e le fiamme sul palco funzionano (MelovinUnder the ladder)

È passato Eugent Bushpepa (AlbaniaMall) con una canzone rock cantata in maniera convincente e acuti spettacolari, e questo non era per niente scontato, ma la prestazione vocale ha superato qualsiasi incertezza.

È passata la Lituania (Ieva ZasimauskaiteWhen we’re old) perché ha probabilmente convinto con la dolcezza della sua voce e della sua musica. È passata la Bulgaria, con una canzone diversa dal solito dalle atmosfere leggermente inquietanti (EquinoxBones), ed è già alcuni anni che il Paese sta provando in maniera seria a vincere il contest.

È passata la Finlandia (Saara AaltoMonsters) con una prestazione vocale spettacolare, un tema importante nel testo e una messa in scena spettacolare e noir. Nonostante fosse partita come favorita quando era uscita, non era per niente sicuro, ormai, che passasse in finale.

È passata l’Irlanda (Ryan O’ShaughnessyTogether) con una canzone dolcissima e due ballerini che rappresentavano sul palco una storia d’amore, una danza armoniosa e sincronizzata che si fa in due. Nonostante abbia vinto l’Eurovision sette volte, era dal 2013 che non ce la faceva ad arrivare in Finale

È passata Cipro (Eleni FoureiraFuego) con una canzone piena di energia e movimenti che vorrebbero essere sensuali, ma che nel complesso la hanno proiettata addirittura tra le favorite alla vittoria finale. È passata la Serbia (Sanja Ilic & BalkanicaNova deca) che, smettendo di utilizzare l’inglese e tornando alla lingua originale, ottiene un risultato importante e crea un’atmosfera carica di emozione.

Sono passati i Paesi Bassi (WaylonOutlaw in ‘em) con una canzone rock che si è conquistata sul palco il diritto di accedere alla finale. Molti commentatori la pensavano fuori. Ed è passata, infine, la Slovenia (Lea SirkHvala, ne) con una canzone techno, genere molto particolare e di difficile riuscita, ma è stata brava a rendersi simpatica (esempio ne è quando volutamente si interrompe la musica e lei dopo un momento di finto smarrimento incita il pubblico a cantare con lei e la musica magicamente ricomincia) e ha tirato fuori un’energia che bucava il video.

Esclusioni eccellenti, se così vogliamo definirle, ma che servono anche a dimostrare che non esistono eccellenze a prescindere, ma invece ogni Paese deve saper dimostrare ogni volta le sue capacità sul palco, sono in primo luogo quelle di Azerbaigian, con la solita canzone confezionata in Svezia ma probabilmente interpretata sotto tono, qualcuno ha detto anche già sentita (AyselX my heart), Armenia (Sevak KhanagyanQami) che forse ha scontato una semifinale molto difficile, Russia (Yulja Samoilova I won’t break), che nonostante la forza del tema, non ha cantato nel migliore dei modi, e la messa in scena aveva diversi punti di debolezza, in particolare l’insieme appariva disgregato e qualche volta sforzato, e Romania, (The HumansGoodbye), altro Paese che era sempre passato in finale, nonostante la buona prestazione vocale di Cristina Caramarcu, la vocalist del gruppo. Altra esclusione a sorpresa quella della Polonia (Gromee ft. Lukas MejerLight me up), probabilmente e principalmente perché nell’esibizione ha stonato.

Come valutazione finale, ci tenevamo a dire che cantare in lingua originale non è assolutamente un ostacolo al passaggio in finale, e non solo quando sei l’Australia. Se sei un bravo cantante, se hai una canzone forte a livello di musica, se sai presentarti sul palco nel modo migliore a sottolineare i tuoi punti di forza e correggere quelli di debolezza, puoi cantare in albanese, in serbo, in estone (ricordiamo Kuula del 2012) o Randajad del 2009) o in macedone (Kalliopi 2012), e passi perché sai trasmettere un emozione. Qualche volta la lingua originale porta invece un punto in più. E le emozioni si possono trasmettere al di là della lingua.

Foto © Thomas Hanses