Come inviati, dalla sala stampa Lucio Dalla del Palafiori di Sanremo, abbiamo assistito alla prima conferenza stampa di questa edizione del Festival di Sanremo targato 2019. A presenziarla, chiaramente, Claudio Baglioni.
Il tavolo del Festival è al gran completo: accanto a Claudio Baglioni presenti i copresentatori Virginia Raffaele e Claudio Bisio, quindi Teresa De Santis (direttore di Rai 1), Claudio Fasulo (vicedirettore di Rai 1), Alberto Biancheri (sindaco di Sanremo), Duccio Forzano (regista del Festival).
Nel rispetto della tradizione il sindaco della città dei fiori ha introdotto la conferenza stampa, campanilisticamente molto contento per aver registrato quest’anno il massimo livello di prenotazioni alberghiere, con il sold out di qualunque struttura ricettiva, già il primo giorno, un obiettivo che negli anni precedenti veniva invece raggiunto soltanto a metà settimana festivaliera.
Teresa De Santis ha tessuto le lodi di Claudio Baglioni che, con la scelta di protagonisti appartenenti alla sola musica italiana, quest’anno ha avuto il merito di riportare il Festival in territorio unicamente nostrano. Il Festival 2019 promuove e sottolinea così la nostra identità culturale, riflettendo la realtà del Bel Paese. Nello smentire le notizie di presunti screzi occorsi nel recente passato con Baglioni, Teresa ha escluso un eventuale conflitto di interessi dello stesso per essere cantante attivo nel panorama musicale e contemporaneamente direttore artistico del Festival, esprimendo massima stima nei suoi confronti e confidando nella certezza che la sua coscienza risponda unicamente, nelle scelte operate, al criterio della qualità.
Claudio Baglioni, successivamente, ha risottolineato la definizione data a questo Festival, “non nazional popolare ma popolar nazionale“, per aver consentito un’offerta di generi musicali quanto più ampia possibile allo scopo di ottenere il consenso di tutti. Rispetto all’edizione dello scorso anno ha dichiarato che “errare è umano, perseverare è artistico” e che abbia voluto rispettare quella che ha definito la “costituzione di Sanremo, fedele alla canzone italiana” preservandola anche nella scelta degli ospiti, tutti italiani con solo qualche eccezione a conferma della regola. La musica italiana è già internazionale, i nostri artisti sono già internazionali, per cui non vi è alcuna necessità di guadagnare questa definizione attingendo risorse dall’estero.
La rinuncia alle eliminazioni ha contribuito a distendere il clima tra i cantanti, rendendolo più amichevole e meno competitivo, e a dare una visione del Festival meno elitaria. Non ci saranno neanche le cover perché, ha spiegato, trasformare improvvisamente i cantanti in interpreti di altri artisti appariva un controsenso nell’economia del Festival.