Torna anche quest’anno il nostro diario dedicato alla città che ospita l’Eurovision Song Contest. Aneddoti, curiosità, informazioni e incontri direttamente da Tel Aviv, in Israele.

08.05.2019

Non sono mai stato una persona paurosa. E ho sempre pensato, e penso tutt’ora, che lo scambio culturale sia uno degli aspetti fondamentali per la salvezza del mondo e per la mia vita personale.

Eppure oggi la paura si è infiltrata. E’ cominciato quando, sull’autobus che abbiamo preso da Gerusalemme per Betlemme mi hanno consigliato di non mostrare il mio badge da accreditato. Ma scava in un sentimento più profondo. Adesso che sono più tranquillo, penso che il problema sia che questo viaggio mi sta mettendo in crisi. In crisi in senso greco, cioè in un momento di analisi e di passaggio ad un livello diverso.

Ho avuto paura dell’altro, e non dell’altro idealizzato o alquanto simpatico, tranquillo e anche attraente che incontro all’Eurovision. Non mi sono sentito sicuro di entrare con tranquillità in città, se per farlo dovevo nascondere, anche solo simbolicamente, un pezzo di me, più o meno importante che esso sia nel complesso della mia vita.

La tolleranza è un concetto antiquato. Il rispetto è un concetto più elaborato di quello che sembra.

Mahmood (per gli amici Alessandro) ha già detto che quella frase in arabo (waladi, waladi, habibi. Ta aleena) era solo un ricordo della sua infanzia, e non una vernice di multiculturalismo spalmata sulla sua canzone.

A Gerusalemme, sia ieri che oggi, alla spianata delle Moschee, ce l’hanno letto in fronte che eravamo “turisti”. Si vede da come camminiamo, da come ci vestiamo, da come parliamo.

Forse, quando sono sceso dall’autobus, ieri, quando alle otto di sera ha suonato la sirena, non ho mostrato rispetto per un’altra religione solo perché ho fatto quello che facevano tutti, mettendomi in piedi a fissare l’orizzonte per un minuto.

Forse il rispetto è altro. Forse non si può rispettare l’altro, se non si diventa almeno un po’ come lui. O forse non ho capito niente di rispetto (e di Eurovision), in quasi quarant’anni di vita.

08.05.2019 ore 15.12

A Betlemme, all’interno della chiesa della Natività, dopo lunghe ed estenuanti file, ho visto il punto dove, per convenzione, si dice sia nato Gesù.

Non posso usare l’ironia che uso in metà dei miei Diari, perché sarebbe irrispettoso. Non posso usare la compartecipazione, perché sono alquanto ateo. Meglio una foto:

08.05.2019 ore 17.30

Vi è mai capitato di passare ad un check point? Che non è il punto dove si può salvare la partita in un videogioco, ma invece una dogana, un punto di controllo al passaggio tra un Paese ed un altro.

Di ritorno da Betlemme, verso Gerusalemme, alla frontiera, il pullman si è fermato. Moltissimi passeggeri (ma non tutti, forse solo i cittadini palestinesi) si sono alzati e sono scesi dal pullman. Il conducente è andato dai militari di stanza. Dopo un periodo di tempo non quantificabile, mentre noi ci stavamo ancora chiedendo se dovessimo scendere, sono saliti due soldati israeliani con il mitra a tracolla, hanno scorso velocemente il pullman, hanno chiesto qualche documento. Si sono avvicinati al fondo. Me li sono visti venire in avanti. Ci hanno guardato. Uno sguardo durato una vita. Sono scesi dal pullman senza chiederci nulla. Sono risaliti tutti i passeggeri. È risalito l’autista. Il pullman è ripartito.