In gara alla prossima settantesima edizione del Festival di Sanremo c’è un figlio d’arte: Paolo Jannacci. Unico erede del celebre cantautore Enzo, Paolo viene naturalmente introdotto alla musica, specializzandosi nel settore jazzistico e dedicandosi a molteplici aree, tra cui colonne sonore e produzioni teatrali.

Nato il 05 settembre 1972 a Milano, lo stesso intraprende una carriera di studi umanistica, accanto a quella musicale all’interno della quale si approccerà a diversi strumenti tra cui pianoforte, basso e fisarmonica.

È però ufficialmente nel 1988 che intraprende la propria carriera di musicista, che vanta al momento ben 7 album e tantissime collaborazioni e attività accanto e in onore, post mortem, del padre, ovvero come artista anche all’interno di gruppi musicali. Tra questi si segnala la formazione composta unitamente a Stefano Bagnoli, Marco Ricci e Daniele Moretto, votata principalmente alle esecuzioni delle musiche del compianto Enzo dal titolo “In concerto con Enzo”.

Il genere artistico che rappresenta è principalmente il jazz, su cui si fonda quasi esclusivamente tutta la sua produzione.

Ha all’attivo due apparizioni al Festival di Sanremo in qualità di direttore d’orchestra, la prima nel 1998 ove ha accompagnato il padre nel celebre brano “Quando un musicista ride”, la seconda nel 2004 con il brano “Solo un sogno” di Pacifico; in tema Sanremo si segnala anche la scrittura, unitamente al padre, de “I soliti accordi”, album che trae il nome dall’omonimo brano con cui Enzo Jannacci partecipò al Festival di Sanremo assieme a Paolo Rossi nel 1994; altre due apparizioni ci sono state nel 2014 come membro della giuria e proprio allo scorso Festival del 2019 quando ha accompagnato Enrico Nigiotti, nella serata dei duetti, con il brano Nonno Hollywood”.

Sarà quindi in gara, quest’anno per la prima volta assoluta, con il brano Voglio parlarti adesso”, anche se noi vogliamo chiudere la sua scheda, doverosamente, con uno dei brani sanremesi più importanti di Enzo, poc’anzi citato.

I musicisti più veri appartengono a una categoria di persone che non hanno una vita fatta di lussi e benessere estremo, ma che vanno avanti con pochi soldi e affrontano le difficoltà a cui tutti i comuni mortali sono chiamati a reagire. È proprio dai momenti difficili che nasce l’ispirazione, e nel risultato che questa ispirazione genera l’artista trova la sua massima consolazione e la sua reale ragione di vita. Per questo, in fondo, il musicista ride: ride perché, nonostante tutto, la musica gli dona quella felicità che non si può comprare con le ricchezze materiali, ovvero l’unica vera felicità che dà sapore all’esistenza. Questo il senso della vita di Enzo Jannacci e di Paolo, nella loro “comune” esibizione al Festival di Sanremo del 1998:

Per seguire Paolo Jannacci (si segnala il suo sito ufficiale, davvero curioso e in stile retrò):