Quella dei Måneskin è la terza vittoria dell’Italia all’Eurovision Song Contest 2021. Il nostro paese ha partecipato a quarantasei edizioni (escludendo l’edizione 2020 cancellata per l’emergenza sanitaria pandemica), e ha vinto due edizioni, nel 1964 e nel 1990.
L’Italia di fatto é uno dei paesi che ha dato vita all’Eurovision Song Contest. Se seguiamo con passione, curiosità e trepidazione la kermesse eurovisiva lo dobbiamo a Sergio Pugliese, Dirigente Rai nei lontani anni cinquanta, il quale suggerì all’European Broadcasting Union di istituire una gara canora continentale sul modello del Festival di Sanremo.
La prima edizione dell’Eurovision Song Contest fu nel 1956, a Lugano in Svizzera e la prima assoluta vincitrice fu Lys Assia con la canzone in francese “Refrain”. L’Italia debuttò proprio a Lugano, ma di quell’edizione conosciamo soltanto la canzone vincitrice.
Nel 1964 nella Tivolis Koncertsal di Copenhagen in Danimarca, Gigliola Cinquetti, ancora sedicenne, incantò la platea e i giurati con quella che divenne col tempo una pietra miliare della canzone italiana melodica nel mondo, nonché una delle entries più di successo e amate della storia del Contest: “Non ho l’età”.
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Melodia e trend in linea con il mainstream dell’epoca, la canzone scritta da Nicola Salerno e composta da Mario Panzeri, ha unito romanticismo e raffinatezza tipicamente italiane con una immagine “acqua e sapone” della nostra Gigliola, novella sirenetta di Andersen, in una città davvero fiabesca. Fu una vittoria schiacciante, con molti “5 points” (equivalenti agli attuali “12 points”). Prima vittoria italiana, dunque, prima vittoria di un paese del sud Europa, migliore risultato assoluto in termini di punteggio finale degli anni sessanta (49).
“Non ho l’età” fu un successo a livello mondiale e ne furono realizzate diverse edizioni, interpretate anche da diversi artisti: in inglese (“This is My Prayer“), in spagnolo (“No Tengo Edad“), in francese (“Je suis à toi“), in tedesco (“Luna nel blu“) ma anche in giapponese (“Yumemiru Omoi“). Ricordiamo anche una versione islandese, una bulgara, una bielorussa e una in olandese (“Als jij maar wacht“), portata al successo da un’altra conosciuta partecipante dell’Eurovision, Sandra Reemer. Dell’edizione del concorso, presentata da Lotte Wæver il 21 marzo 1964, esiste solo una registrazione audio completa effettuata dall’emittente danese DR; a livello visivo solo spezzoni e brevi filmati, con relative foto. La vittoria di Gigliola portò il Contest in Italia e nel 1965 si tenne la prima edizione italiana a Napoli, che decretò la vittoria di France Gall per il Lussemburgo, con un’altra canzone storica del Contest “Poupée de cire, poupée de son”.
Per la seconda, e fino ad oggi ultima, vittoria italiana dobbiamo aspettare il 1990, ovvero l’edizione numero trentacinque alla Vatroslav Lisinski Concert Hall di Zagabria in Croazia, allora ancora parte della Iugoslavia. Toto Cutugno, forte delle passate partecipazioni al Festival di Sanremo e di un costante successo a livello europeo, riporta il Contest in Italia con la canzone “Insieme: 1992”. Vero e proprio inno all’Unione Europea, alla voglia di unirsi, di condividere un’esperienza unica ed emozionante, quale l’incontro di popoli per fini comuni, la canzone fu scritta e composta dallo stesso Toto, allora quarantaseienne.
Toto Faticò un po’ per arrivare alla vittoria e dovette fronteggiare soprattutto la Francia, rappresentata da Joelle Ursull con “White & Black blues” (scritta dal celebre cantautore francese Serge Gainsbourg, già autore proprio della vittoria lussemburghese del 1965) e l’Irlanda, rappresentata da Liam Reilly con “Somewhere in Europe”, altra ballata celebrante le bellezze del continente. Fu proprio la Ursull ad aggiudicarsi il maggior numero di “12 points” (ben sei, contro i tre di Toto), ma il risultato totale decretò la vittoria dell’Italia con 149 punti, davanti proprio a Francia e Irlanda. “Insieme: 1992” fu un successo commerciale in molti paesi europei: Austria, Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Svizzera (dove raggiunse il secondo posto), ma stranamente si fermò solo al dodicesimo posto in Italia.
L’Italia non partecipò all’Eurovision Song Contest dal 1997 al 2010. Ritornò a gran voce nel 2011 con il piazzamento d’onore di Raphael Gualazzi a Düsseldorf e da allora ha registrato ottimi risultati nella Grand Final, sfiorando la vittoria nel 2015 con Il Volo e “Grande amore” a Vienna (arrivarono terzi, ma primi assoluti nel televoto), e nel 2019 a Tel Aviv con Mahmood e la celeberrima “Soldi”.