Al Pala Olimpico di Torino sono in corso i lavori per la costruzione della scenografia dell’Eurovision Song Contest 2022. Il fantastico “Sole dentro di noi” ideato da Francesca Montinaro e dallo staff del suo Atelier.
Abbiamo avuto la possibilità di porre alcune domande alla Signora Montinaro, che ci ha raccontato la genesi del progetto e alcune curiosità riguardanti la meravigliosa macchina scenografica che vedremo nei tre show di maggio.
Nella comunicazione di novembre in cui si annunciava che l’Atelier Montinaro avrebbe realizzato la scenografia dell’Eurovision Song Contest 2022 si parlava di gara. Possiamo chiedere come si è svolta la prima parte del progetto?
Sono stata chiamata a partecipare alla competizione internazionale ad inviti per il concept design dell’edizione ESC 2022. La gara è stata indetta da Rai e EBU e ha portato a realizzare il palco che vedrete a maggio: the Sun within, è il titolo del mio progetto.
Abbiamo avuto 12 giorni per: concepire un’idea identitaria di concept stage design che comprendesse anche l’area dove gli artisti aspettano di esibirsi detta green room; scegliere una modalità rappresentativa come sketch o animazioni o render; fare una stima del budget; realizzare una presentazione del progetto.
La gara era in forma anonima ed i materiali consegnati erano contraddistinti da una sigla alfanumerica.
Dopo 15 giorni i giurati hanno fatto una prima scelta e da 9 progetti sono scesi a 2!
A quel punto sono state aperte le buste e sono stati palesi i nomi dei progettisti, il mio atelier era uno dei due. Ci hanno fatto presentare a voce i progetti e rispondere ad eventuali criticità. Poi, dopo dieci giorni il vincitore, ed ero io!
Dopo essere stata la prima donna a fare Sanremo ora sono la prima scenografa a fare ESC… Che record (Sorride).
C’è stato un bando Rai, quali erano i requisiti?
Per i requisiti di ingaggio valeva il curriculum.
Quando avete progettato il palco conoscevate già slogan e tema grafico? Se sì come vedremo declinato il tema “The Sound of Beauty”?
No non esisteva.

The Sun Within – © Atelier Francesca Montinaro
Leggendo la nota stampa della Rai ci sembra che la scenografia creata per Torino non sia solo “decorativa”, ma che voglia raccontare il suo punto di vista sull’Italia. Cosa vuole trasmettere di “italiano” ai telespettatori di tutto il mondo?
Il brief di gara era la bellezza italiana, io ho voluto declinarla parlando dell’attitudine italiana alla creatività. Quell’energia interiore che io chiamo avere il Sole dentro.
Il sole ci dà una visione limpida delle cose. Ha reso l’anima di questo paese inclusiva e sognatrice. La luce del sole disegna e colora i nostri paesaggi rendendoli unici al mondo.
Dunque l’energia creativa degli italiani sarà metaforizzata in un Sole cinetico che irradia luce mentre compie movimenti armoniosi e spettacolari. E poi il Sole e mare sono immaginati come matrici di una potenza creativa generatrice di vita, bellezza, armonia, complessità e purezza.
Siamo un paese circondato dall’acqua e attraverso il mediterraneo siamo entrati in relazione con tutte quelle culture che hanno contribuito a essere ciò che siamo. Un popolo complesso. L’acqua circonda il nostro palco perché il palco rappresenta la nostra penisola: una terra ospitale e accogliente dove ogni concorrente, da qualunque paese provenga, potrà sentirsi accolto.
Ho voluto rappresentare l’Italia libera da tutti gli stereotipi, che guarda alla tradizione ma non ci resta incastrata. Il Sole è luce, ma anche ombra. È grazie al sole che le cose prendono forma. Il sole produce luce ma anche ombra e ha permesso di scoprire la prospettiva e costruire spazi geometrici.
L’Italia che rappresento è quella che intuisce la prospettiva scrutando l’ombra, come ha fatto Leon Battista Alberti.
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Ha guardato le scenografie delle edizioni passate dell’Eurovision Song Contest? In cosa si differenzia quella che ha realizzato per Torino?
Alcune edizioni mi sono piaciute più delle altre, ma direi che quest’anno c’è il teatro su quel palco!
La presenza della scatola scenica è una nuova quanto antica concezione del palco, che lo rafforza poiché lo rende ancora più versatile e poliedrico, capace di trasformarsi e di offrire tantissime possibilità alle delegazioni nazionali per rappresentare se stesse e accompagnare le proprie performance con effetti di luce potenti e mutevoli, ma anche con movimenti fisici dello spazio scenico. È una bellissima sfida anche per loro che si misureranno non più solo con una grafica su ledwall ma con lo spazio.
Gli elementi che incuriosiscono di più sono sicuramente la cascata d’acqua, ma soprattutto il giardino all’italiana che, se abbiamo capito bene, fungerà da green room per le delegazioni. Può darci qualche indizio rispetto a questo elemento?
Siamo il paese delle montagne, delle colline, delle coste, delle valli, un paese in cui la natura si presenta al meglio delle sue possibilità. Ma siamo anche il paese che ha piegato la natura per stupire e meravigliare chi la osservava. Così la parte del sotto palco che accoglierà i cantanti in attesa di esibirsi diventerà un giardino all’italiana quella meravigliosa invenzione italiana che ha modellato la natura per trasformarla in architettura e scultura. Il nostro sarà un giardino all’italiana avveniristico sospeso tra realtà e illusione, dove la vegetazione si mescolerà ai giochi di luce e alle statue viventi e dove sarà difficile capire dove finisce il reale e dove inizi l’illusione.
Il giardino sarà accuratamente realizzato da giardinieri con piante vere provenienti dalla toscana, le siepi incorniciano i divani in velluto verde capitonné che sembreranno come parte integrante del giardino.
Il fondale strappato di Sanremo 2013, il trampolino tra le nubi del 2019, ma anche il bosco de Le Invasioni barbariche. Da cosa nasce ogni volta l’ispirazione giusta?
L’ispirazione viene sempre da un’esperienza fisica o mentale. Durante il lockdown lo è stato camminare nel silenzio e nella nudità delle piazze romane spogliate dal caos – io vivo e lavoro a Roma – era struggente, ammaliante, sensuale.
Lo stage sarà questo, il luogo della monumentalità nel quale ogni performer si esprimerà con la musica, la luce e lo spazio creando bellezza e unione.
Io mi definisco un’artista visiva, femminile, plurale. Nel 2013 avevo strappato con la mia presenza quel fondale, ero la prima donna a progettare Sanremo. Oggi fa sorridere, ma non così tanto… ora che ci penso sono la prima donna anche per ESC?!
Per terminare, che cosa significa per lei, attualmente, fare lo scenografo?
Trasversalità è la parola che si addice meglio a descrivere la natura poliedrica di questa disciplina artistica.
Lo scenografo è colui che disegna atmosfere significanti. L’atmosfera è uno spazio che racconta una storia e che propone un’interpretazione creativa libera. La scenografia produce un’esperienza di immersione metaforica che diventa la sintesi tra ciò che si rappresenta e ciò che questa rappresentazione lascia nella mente dell’osservatore. L’unico vero protagonista della realizzazione scenografica è lo spettatore.
La metodologia del mio Atelier è fortemente influenzata da un percorso multidisciplinare e diversificato che si esprime bene nel disegno di installazioni esperienziali. Dall’arte pura alla scenografia al design di esperienze phygital. Trovo molto interessante suscitare il coinvolgimento del pubblico attirandone l’attenzione e la riflessione.
Foto in evidenza: Giovanni De Angelis