Allora, parliamone. Questo Sanremo ci ha dato veramente poche cose su cui polemizzare finora. E poi, ad un certo punto, “così, de botto e senza senso” (cit.) arriva Blanco. Deve cantare, solo cantare il suo nuovo singolo “L’isola delle rose”. Cosa potrà mai andare storto?
Ed ecco che Blanco dà alla gente un nuovo “motivo” per dire i giovani d’oggi… I miei 2 cent sulla questione
DISCLAIMER : Nessuno la prenda sul personale, “sono solo parole“…
L’isola delle rose (maltrattate).
Direi che a questo punto sappiamo tutti cosa sia successo martedì sera sul palco: Blanco ha iniziato a lamentare un malfunzionamento degli in-ear e dopo il terzo richiamo alla regia si è dignitosamente stancato di far valere i suoi diritti di artista (per non essere fraintesi, è ironia) e ha deciso di spaccare tutto, apparentemente senza motivo. Un’immagine visiva che cammina su quel limbo sottile tra il cringe e il poetico, insomma. Nel caso vi foste persi questa perla notturna (molti erano infatti già tra le braccia di Morfeo), ecco l’esibizione completa:
L’indignazione del pubblico…
Il pubblico all’Ariston si è indignato per il gesto maleducato di Blanco, nonostante Amadeus abbia cercato di far spiegare al giovane cantante quale fosse il significato del gesto. Non c’è stato niente da fare, quel palco che fino a mezz’ora prima lo ha applaudito come un eroe contemporaneo, ora lo fischia e lo rinnega. Moti di opposizione si sono sentiti anche quando Amadeus ha avanzato timidamente l’ipotesi di farlo ricantare. Sia mai! Che onta al pubblico pudore è mai questa!
Ciò che però non si è ben capito dalla dinamica è il ruolo di quelle rose sul palco. Nel videoclip ufficiale della canzone, infatti, Blanco calcia, lancia e distrugge delle rose nello stesso modo in cui lo ha fatto sul palco. Quel tirare i calci alle rose dovrebbe simboleggiare il rilascio fisico del dolore per la perdita della donna amata, rappresentata da quelle rose, simbolo del loro amore finito. Insomma, è la più classica delle canzoni d’amore nello stile inconfondibile di Blanco. Quindi, se la logica ci insegna qualcosa, quelle rose sono state inserite nella scenografia per ricreare l’ambiente del videoclip. E se nel videoclip vengono distrutte, probabilmente sarebbero state distrutte in ogni caso anche sul palco, indipendentemente dal funzionamento o no degli auricolari. Perché, appunto, quello era il valore scenografico della loro presenza.
…ed i tentativi di salvataggio di Amadeus.
E Amadeus ha capito il fraintendimento. Quella pover’anima ha provato in ogni modo a far spiegare a Blanco stesso che era parte della performance, nonostante il malfunzionamento. Ci ha provato con così tanta forza che lo avrei abbracciato.
Peccato che Blanco abbia in effetti solo 20 anni e non sia stato né particolarmente ricettivo con le intenzioni di Ama né particolarmente furbo nell’utilizzo delle parole. E vabbé, so’ ragazzi, direte voi. E in effetti, la scelta delle parole di Blanco ha alimentato quel fuoco di polemiche che dura ancora ora e che durerà per settimane dopo il festival. Si è creato quel mega-fraintendimento che ha dipinto Blanco nel modo peggiore possibile: un ragazzo arrogante, montato, che non ha idea di cosa sia l’arte e tutti quei blabla che arrivano da menti superiori.
In pratica, Blanco non è riuscito a spiegare che quell’atteggiamento non era uscito fuori all’improvviso, senza ragion di essere e per puro diletto personale, bensì è stata l’esagerazione (triste) di una azione che avrebbe dovuto compiere in ogni caso per necessità scenografica. Il fatto che l’audio sia andato via, come ha provato a far capire in maniera molto maldestra, è stato solo l’input per dedicarsi a quella parte di performance, smettendo definitivamente di cantare. “Già che sono qua, almeno mi diverto“, la triste frase che è finita bersaglio del popolo. Ora, forse non ha detto proprio così, ero già mezza addormentata anche io nel momento del misfatto, ma poco contano le parole precise se quello è il messaggio, in generale, che è arrivato a molti.
Era necessario? Assolutamente no, ma indigniamoci per il motivo giusto.
Ora, con questo non voglio dire che sia una cosa corretta distruggere in quel modo dei fiori, a maggior ragione in un periodo in cui la sensibilizzazione contro gli sprechi, contro le violenze sulla natura e sul clima e su tutti questi temi green finalmente è emersa dalla terra in cui il capitalismo sfrenato l’aveva sotterrata. Quindi possiamo dire che questa mossa, audio o non audio, sia stata una stupidaggine a priori. E ok.
Ma almeno aveva un senso, condivisibile o no, ma lo aveva. E quei fischi venuti dalla pancia del pubblico che ha visto dei fiori maltrattati non ha tenuto conto di questo senso artistico, così come non ne stanno tenendo conto i giornali e i social. In pratica, si è creato l’accostamento “audio che non funziona = Blanco che spacca tutto”, quando evidentemente non era quello il ragionamento da applicare. Però, secondo me, per quanto sia stato condannabile il gesto del cantante, la gogna mediatica sta utilizzando le ragioni sbagliate.
L’indignazione per il trattamento riservato a quei bellissimi fiori è più che lecita. Fa arrabbiare vedere tali sprechi e scempi. Tutto ha l’aria di una grande mancanza di rispetto, è vero.
Ma personalmente, mi fa anche molto arrabbiare il legame che si è creato tra l’apparecchio audio che non funziona, dei fiori distrutti e un giovane cantante, nel pieno del suo successo, che viene tacciato di arroganza, maleducazione e di molte altre qualità poco carine.
Blanco ha di certo sbagliato, sia nel gesto sia nelle spiegazioni, ma questa sta prendendo di nuovo la forma di una lotta quasi generazionale: “i giovani d’oggi non hanno più rispetto”, “non ha saputo gestire la rabbia”, “ha distrutto tutto solo per divertimento, come le bestie”… Questo è stato il tenore dei commenti sui social e, ahimé, simili sono stati anche i titoli di giornale. Non è così, non è quello che è successo. Blanco ha esagerato, non ha capito il contesto in cui si stava esibendo, ma tutto il resto è solo un tentativo di delegittimare il successo di un ragazzo della Gen Z, cercando di trovare il marcio nel suo comportamento. Era successo anche con i Maneskin, in fondo…
Ciao Blanco, tante care cose e “casomai non ti rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!”.
Anche perché mi sa che in questo Sanremo non ti rivedremo..
Le scuse di Blanco sui social
E per chiudere questo cerchio di riflessioni su quanto il tutto sia stato frainteso male, ecco ufficialmente le scuse di Blanco: