Ieri pomeriggio, in occasione di una conferenza stampa organizzata dalla delegazione italiana all’ESC, Eurofestival Italia ha avuto modo di ascoltare le impressioni del nostro rappresentante, Lucio Corsi.
Lucio apre la conferenza stampa lasciandoci subito varcare la parte più autentica di sé, offrendosi ai microfoni con la tipica, cordiale condiscendenza a cui ha già abituato il suo pubblico. Senza attendere le domande, comincia a sorridere e parlare per primo, animato dall’incontenibile passione per la musica e soprattutto per i suoi strumenti, che in considerazioni delle limitazioni del regolamento, sul palco dell’Eurovision lo accompagneranno sotto forma di un’imponente scenografia. Lucio ne parla con dovizia di particolari, dilungandosi su aspetti tecnici, storici e persino romantici delle sue chitarre preferite, le vecchie Wandrè.
Poi s’interrompe, si rende conto che è lì per parlare di Eurovision e con un filo d’imbarazzo s’impone di rientrare nei ranghi delle circostanze, proseguendo a descrivere ciò che vedremo sul palco ed elogiando il lavoro di regia del suo inseparabile Tommaso. “Il bello dell’Eurovision“, dice, “è che puoi inventarti qualsiasi cosa“, intendendo che ciascuno possa portare il suo modo personale d’interpretare tanto la musica quanto la scenografia. Proprio in virtù di questo, Lucio ha deciso di suonare un breve pezzo della sua canzone con l’armonica, spiegando che gli sarà consentito poiché il suono passerà direttamente dal microfono, come fosse un’estensione della propria voce.
Si tratta di una novità assoluta il cui esito, in termini di impatto su un pubblico abituato più al suono elettronico che analogico, sembra non preoccuparlo più di tanto: “La classifica non mi interessa affatto“, assicura, spiegando che “la musica non è competizione“, poiché ciò che può suscitare è diverso a seconda di chi l’ascolta. Più che una gara, quindi, per Lucio questo Eurovision rappresenta un’occasione per condividere la propria passione, farsi conoscere e magari anche intraprendere nuove collaborazioni: si dice particolarmente colpito dal gruppo portoghese, più conforme al suo stile e con cui avrebbe già scambiato battute e contatti.
Nel corso della chiacchierata con la stampa è apparso sempre più evidente come il messaggio della sua canzone, ovvero l’autenticità e la fedeltà a sé stessi, sia un vero e proprio manifesto del suo modo di essere: Lucio suona e canta ciò che gli piace, fa amicizia con chi gli è più affine e ricusa gli schemi che non gli appartengono. La risposta alla nostra domanda ne è stata la conferma più esplicita. Gli abbiamo chiesto se, nel contesto dei tipici eccessi eurovisivi, la sua semplicità possa rappresentare uno svantaggio o, al contrario, rivelarsi una carta vincente. Lucio ha risposto di non riuscire a immaginare la reazione del pubblico europeo, ma si è detto certo che, a prescindere da questo, non potrebbe mai “ingannare sé stesso” cantando qualcosa di diverso da ciò in cui si riconosce.
Anche per questo, probabilmente, il cantautore toscano ha scelto di portare il suo pezzo in lingua originale, risolvendo il problema della comprensibilità del messaggio con i sottotitoli in inglese, anche questa una novità all’Eurovision. Lucio ammette che trasmettere il significato del suo testo non è facile, non solo per l’intrinseca riduttività della traduzione, ma anche e soprattutto perché il pubblico dell’Eurovision non è esclusivamente anglofono, ragion per cui ha scelto di tradurre le sue parole in un inglese “più semplice possibile”.
Pur dicendosi speranzoso che la partecipazione all’ESC allarghi i suoi confini, Lucio conclude l’incontro con i media ricordando le date italiane dei suoi concerti e dichiarandosi soddisfatto “già così”.
Chi è Lucio Corsi
Lucio Corsi è un cantautore toscano di trentuno anni, proveniente da Val di Campo di Vetulonia. Nel 2012 dopo varie esperienze come chitarrista con gruppi della zona si trasferisce a Milano. Nella città tentacolare decide di intraprendere la carriera solista proponendo brani propri in italiano.
Nel 2015 pubblica i suoi primi due EP “Vetulonia Dakar” ed “Altalena Boy” (prodotto da Federico Dragogna). Nel 2017 segue il suo primo disco “Bestiario Musicale”, un concept album sugli animali della sua terra, la maremma, anch’esso pubblicato da Picicca Dischi. Sempre nel 2017, Lucio Corsi apre i concerti del tour teatrale dei Baustelle e di Brunori SAS; suona in giro per l’Italia partecipando a vari festival. Nel 2020 pubblica il suo secondo album in studio “Cosa faremo da grandi?”, prodotto da Lucio insieme a Francesco Bianconi e Antonio Cupertino, che viene accompagnato dalle opere visionarie del regista Tommaso Ottomano. Sempre con al fianco Ottomano, nel 2023 pubblica il suo terzo album “La Gente Che Sogna”. In questo disco punta la lente sulle sonorità del glam rock degli anni ’70, sua grande passione, mentre nei testi dialoga con entità come il buio, il sonno e il sogno, la realtà e l’immaginazione.
“La Gente Che Sogna” riceve l’apprezzamento del pubblico e della critica portandolo ad esibirsi al Premio Tenco, come uno dei più giovani artisti in gara. A maggio del 2023 intraprende una lunga serie di concerti (tra i quali l’apertura ai “The Who” al Firenze Rocks) che si conclude nell’autunno del 2024. Torna il 12 novembre 2024 con il nuovo singolo “Tu sei il mattino” il cui videoclip vede la partecipazione straordinaria di Carlo Verdone, ed è fra i protagonisti della sua serie televisiva “Vita da Carlo – Terza Stagione”, in cui questo nuovo brano ha un ruolo molto particolare.
Lucio Corsi partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo 2025, classificandosi secondo e vincendo il Premio della Critica “Mia Martini”, con il brano “Volevo essere un duro”, che anticipa il suo omonimo nuovo album, in uscita il 21 marzo 2025. Nel mese di aprile sarà impegnato nel suo Club Tour 2025 nei principali club italiani, già tutto esaurito, a cui seguiranno in estate due appuntamenti a Roma e Milano.
L’Italia all’Eurovision Song Contest
L’Italia è tra i paesi fondatori dell’Eurovision Song Contest e vi ha partecipato senza interruzioni fino al 1980 per poi parteciparvi con diverse pause fino al 1997. Dopo un’assenza durata ben 13 edizioni, il paese è tornato a partecipare nel 2011 e da allora è uno dei cosiddetti Big Five, ossia i cinque Paesi che, in virtù dei loro investimenti nell’EBU, partecipano direttamente alla finale dell’evento.
Abbiamo vinto tre volte: nel 1964 con “Non ho l’età (per amarti)“ di Gigliola Cinquetti, nel 1990 con “Insieme: 1992“ di Toto Cutugno e nel 2021 con “Zitti e buoni“ dei Måneskin. Grazie a queste tre vittorie l’Italia ha ospitato per altrettante volte la manifestazione: nel 1965 presso l’auditorium Rai di Napoli, nel 1991 presso gli studi di Cinecittà a Roma e nel 2022 presso il PalaOlimpico a Torino.
Lo scorso anno l’Italia è stata rappresentata da Angelina Mango che, con il brano “La noia“, ha chiuso la gara al 7° posto.
Immagine in evidenza: © EBU/Alma Bengtsson