Per festeggiare i 10 anni del nostro sito, abbiamo chiesto ad alcuni amici di provare a raccontare la loro storia legata all’Eurovision Song Contest. Partiamo oggi con Stefano Porciani, in arte Red River, che è stata una delle primissime persone ad iscriversi al nostro forum e ad animarlo con grande entusiasmo ed energia. Dal suo entusiasmo è nata anche l’idea dei Diari dalle città che negli ultimi due anni hanno ospitato il concorso. Nel 2012 i suoi racconti ci giunsero direttamente da Baku, mentre l’anno scorso è riuscito a raccontarci l’atmosfera che si respirava a Malmö. E quest’anno, naturalmente, si replicherà da Copenaghen!
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Successe per caso. Era un giorno del 2007, che mi piacerebbe collocare a dicembre, ma invece era di giugno. Stavo guardando un video su YouTube. C’erano gli Akcent, un gruppo attraverso il quale stavo imparando il romeno, che facevano una collaborazione con Nico (Nicoleta) e cantavano Jokero, in inglese e spagnolo. Nella descrizione del video si leggeva che “la canzone aveva partecipato alla finale nazionale romena per l’Eurovision del 2006”. Per cercare di scoprire qualcosa di più, che in un primo momento pensavo strettamente collegato agli Akcent e a qualche competizione locale che li avesse visti partecipare, cercai informazioni su Internet e su YouTube. E scoprii Carola (Svezia 2006 – Invincible). E successivamente Dima Bilan (che allora era solo Russia 2006 – Never let you go), e Sakis Rouvas (che allora ancora era solo Grecia 2004 – Shake it). L’esibizione di Carola mi impressionò a tal punto che, mi ricordo distintamente, pensai: “Lì, il più vicino possibile a quel palco, mentre si tiene questa cosa bellissima. È lì che voglio stare”.
Quindi continuai a cercare, mi spaventai di sfuggita nel vedere i Lordi (Finlandia 2006 – Hard rock alleluja), rimasi colpito dall’inutilità degli LTUnited (Lituania 2006 – We are the winners, al momento, in effetti, di gran lunga la migliore posizione raggiunta dal paese baltico) e apprezzai il video e il piccolo Dmitrij Koldun (Bielorussia 2007 – Work your magic). Ma scoprii anche questo sito, e il suo forum, a cui mi iscrissi il 7 Gennaio 2008. Poco dopo mi iscrissi anche al fanclub di OGAE Italy.
Questo era il nostro mondo, verso la fine del primo decennio del terzo millennio. A differenza dei nostri coetanei venti/trentenni in giro per l’Europa, in particolare nell’Europa dell’Est, per noi l’Eurovision non esisteva. Non era mai esistito. Ricordavo vagamente che i Jalisse avessero vinto il festival di SanRemo con Fiumi di parole, ma non avevo assolutamente mai sentito di una loro partecipazione alla competizione, e quando lessi l’intervista a Ettore Andenna, sul sito, mi ricordavo di lui molto di più per la conduzione di Giochi Senza Frontiere (altro format dell’EBU). Ricordo anche di come, a dicembre 2008, parlando con un mio amico, che si era trovato in una vacanza di lavoro in un kibbutz israeliano, che mi disse qualcosa tipo “Lì al kibbutz tutti parlavano dell’Eurovision come di cosa normale e conosciuta. Tra i miei amici invece sei l’unico che sappia cosa sia”.
Impossibile trovare, anche tra gli articoli conservati da Alessandro Banti e OGAE Italy, il segno di qualcosa che si potesse definire come non dico conosciuto, ma almeno non inesistente. Poi la prima scintilla. Paolo Meneguzzi viene scelto internamente dalla Svizzera per l’Eurovision del 2008. Un cantante famosissimo in Italia, che scopriamo essere originario del paese alpino, e la segreta speranza che la sua popolarità getti luce sulla nostra competizione preferita. Per la prima volta da quando ho memoria, sento parlare di Eurovision in televisione. Paolo Meneguzzi parla della sua responsabilità, intervistato da Pippo Baudo, in un programma collegato a SanRemo. Alla parola “Eurovision” Pippo Baudo si scuote dalla sedia e liquida l’argomento in due parole, non necessariamente entusiastiche.
Quello stesso anno partecipa per la prima volta nella storia San Marino. Una canzone in Italiano vero (MiOdio – Complice), dopo alcuni apprezzabili tentativi di Cipro (2000 – Voice – Nomiza), Lettonia (2007 – Bonaparti.lv – Questa notte) e Romania (2006 – Mihai Traistariu – Torner ; 2007 – Locomondo – Liubi, liubi, I love you; 2008 – Nico e Vlad – Pe o margine de lume). Il 3 Giugno del 2008 Dima Bilan conclude il suo Winner’s Tour a San Marino. Presenti una cinquantina di persone, di cui quaranta amici dei MiOdio e dieci iscritti a OGAE Italy, tra cui me che, per la prima volta, scrivo un articolo per il nostro sito.
Poi un’altra scintilla, che sarebbe potuta diventare un incendio di dimensioni notevoli: Raffaella Carrà, che già si era occupata dell’Eurovision in Spagna, invita a Carramba Che Sorpresa prima Dima Bilan (che adesso è anche Russia 2008 – Believe) e poi, in ordine sparso, Simon Matthew (Danimarca 2008 – All night long), Roberto Meloni e i Pirates of the Sea (Lettonia 2008 – Wolfes of the sea), Ani Lorak (Ucraina 2008 – Shady lady) e avrebbe voluto portare Vania Fernandez (Portogallo 2008 – Senhora do mar), ma le vengono tagliate le gambe. La motivazione principale che la RAI aveva fornito alla domanda “Perché non partecipiamo più all’Eurovision?” era stata “Il pubblico italiano non è interessato.”. Ma proporre in prima serata i cantanti dell’ultima edizione, con un successo notevole, incrina la solidità dell’obiezione.
Il seme è lanciato. Nel 2009 Mosca era lontana (perché non avevamo ancora conosciuto Baku), ma nel 2010, seguendo la schiacciante vittoria del piccolo Alexander Rybak, volo insieme agli amici di OGAE Italy a Oslo, a vedere per la prima volta dal vivo la competizione. Ed è proprio nel 2010 che la finale dell’Eurovision, con la vittoria di Lena Lendrut Meyer ci regala un fondamentale cambiamento. Per la prima volta dal 1997, quando vinse il Regno Unito (Katrina & the Waves – Love shine a light), il posto del vincitore, in finale, è assegnato ad un Paese che ha già un posto garantito in finale, rendendo vacante un eventuale posto di accesso diretto, senza passare dalle semifinali.
Alcuni amici di INFE Turkey mi hanno detto che il motivo per cui la Turchia non ha partecipato nel 2013 è stata la mancata promozione a Big con accesso diretto in finale, che sarebbe dovuta accadere nel 2011, per via del fatto che la Germania aveva liberato un posto. Altre fonti autorevoli mi hanno invece confermato che il motivo dell’accesso diretto in finale è esclusivamente legato all’importo della tassa di iscrizione, e che ci sono Paesi che pagano più della Turchia. Qualcuno, ma non ricordo chi, mi aveva anche detto che il cambio di Executive Supervisor, sempre del 2010, da Svante Stockselius a Jon Ola Sand, sia stato un altro passo dell’avvicinamento dell’Italia all’Eurovision.
All’inizio di dicembre del 2010, la notizia rimbalza da Eurovision.tv a EscToday.com ed esplode nel thread del nostro forum dedicato alla possibilità di ritorno dell’Italia (thread che veniva regolarmente aperto ogni anno, almeno dal 2008) e nella mailing list di OGAE Italy: SIAMO TORNATI!
Finalmente potremo dire che partecipiamo anche noi. O partecipiamo per la prima volta, ma questo è un dettaglio. Come anche la razionalità ci spinge a pensare, un programma a cui hai partecipato quattordici anni prima, e che comunque già non faceva più parte della prima serata da circa vent’anni, è ormai abbondantemente dimenticato, nell’immaginario comune, e se vuoi tornare devi inventare una formula completamente nuova, senza legami a quello che è stato prima. Da qui la disquisizione su “Eurofestival” e “Eurovision Song Contest”. In fondo, anche l’Eurovision è cambiato radicalmente. C’è chi dice nel 2000, perché è l’anno del millennio, ma c’è chi sostiene nel 1999, l’anno della vittoria della Svezia (Charlotte Nielsen-Perrelli – Take me to your heaven), quando ormai non si usava più l’orchestra ed era stato abolito l’obbligo di lingua.
La triade da sballo: Nicola Caligiore, Marco Simeon e Raffaella Carrà riporta l’Italia all’Eurovision. La prima domanda che tocca le menti di tutti noi fans è, a questo punto, chi vorremmo ci rappresentasse. Sondaggi, discussioni e dibattiti, alla fine portano a una quasi scelta interna, comunque tra i cantanti che hanno partecipato a SanRemo. La scelta cade su Raphael Gualazzi, pianista straordinario, che ha vinto SanRemo Giovani. Le valutazioni sull’adeguatezza del tipo di canzone ai gusti dell’ESC genera un dibattito. Per la prima volta dai tempi di Al Bano e Romina, portiamo una canzone cantata in parte in inglese: Madness of love (Follia d’amore). Quale sarà il risultato di ascolto? Riusciremo a farci rispettare? Arriveremo tra gli ultimi cinque? Quanti Paesi ci potrebbero votare? Non abbiamo termini di paragone, perché, rispetto al 1997, sono molti di più e molto più vari i Paesi che partecipano. C’è la Romania, ci sono vari altri paesi balcanici, c’è il Caucaso, ci sono tutti i Baltici. E allora si va, seguendo l’onda dell’entusiasmo per essere tornati. Qualsiasi cosa sia, qualsiasi risultato si ottenga, siamo fieri e orgogliosi di essere parte e non più solo spettatori. Destinazione Düsseldorf.
E venne la sera che non ci saremmo mai aspettati. In una cavalcata che ci vede partire dal terzultimo posto dopo l’ottava giuria, scavalchiamo la Svezia all’ultima votazione e arriviamo incredibilmente secondi. C’è chi ci aveva detto che per poter continuare a partecipare la seconda posizione sarebbe stata la migliore (se i dati di ascolto non ci uccidono). Il televoto dell’Italia, che assegna 7 all’Ucraina, 8 alla Moldova e 12 alla Romania, è pesantemente condizionato dalla diffusione che l’Eurovision ha nel nostro Paese dopo tanto tempo che manchiamo. Solo le comunità straniere, romena, ucraina e moldova in particolare, sanno cosa sia l’Eurovision. Questo riflette venti anni d’assenza. I 10 punti al Regno Unito sono con buona probabilità dovuti dalla parte di voto delle giurie. Nonostante il risultato d’ascolto che non va oltre il normale di Rai2, il grande risultato ottenuto dall’Italia e la determinazione di Nicola Caligiore e Marco Simeon ci portano a confermare la nostra presenza nella
magica Baku.
Sul palco di SanRemo, sono stati Ell e Nikki, i vincitori del 2011, trattati invero da quasi perfetti sconosciuti a leggere il nome del rappresentante italiano del 2012, Nina Zilli. Questo è anche l’anno nel quale il sito ha, per la prima volta, un corrispondente a seguire dal vivo l’Eurovision. Questa esperienza mi da la possibilità di vivere la sala stampa in maniera più intensa dell’anno prima. Il clima che ci sentiamo intorno è riassunto nella richiesta di un altro giornalista, tedesco, se non ricordo male, che ci si avvicina, a me e agli amici di OGAE Italy, e ci dice: “Avrei una richiesta da farvi”. Sguardi spiazzati, diciamo “Prego” e lui va “L’anno prossimo, per favore, non fate presentare lo spettacolo a Toto Cutugno”. Molti, tra i giornalisti e i fan a Baku ci davano tra i favoriti. Nina Zilli, oltre ad essere una bravissima cantante, ha anche uno stile avvincente, che colpisce la fantasia del fan. E con la sua partecipazione consolidiamo la nostra permanenza. Godiamocela finché dura, ma speriamo che duri a lungo. La trasmissione della finale registra un risultato di audience leggermente migliore dell’anno prima, con un picco interessante durante l’esibizione della nostra cantante.
Nicola Caligiore, che nel frattempo è stato chiamato anche nel Reference Group, e la sua squadra, continuano con passione nel loro lavoro e nel 2013 convincono addirittura il vincitore di SanRemo, Marco Mengoni, a rappresentare l’Italia. Con una canzone che riscuote grande successo in vari Paesi che tradizionalmente ci votano. In particolare raccogliamo dodici dall’Albania, dalla Spagna e dalla Svizzera, e tantissimi voti dai Paesi Jugoslavi che, quest’anno, non hanno un loro Paese in finale. Il 2013 è anche l’anno in cui il nostro sito, per la prima volta, diventa ufficialmente partner dell’EuroFan Café. E continua l’esperienza del Diario di Viaggio anche dal paese nordico. I Diari da Malmoe si chiamano quest’anno “Essenzialmente…”, titolo che gioca con la canzone che ci rappresenta.
Nel 2013 sono numerosi i Paesi che mandano cantanti in qualche modo collegati all’Italia. Non è probabilmente un segnale su quanto sia diffuso l’Eurovision nel nostro Paese, ma fa comunque piacere e fa sentire più a casa. Andrius Pojavis (Lituania) è sposato con un’italiana, vive a Milano e ha due figlie bellissime. Cezar (Romania) anche abita da quelle parti. Raquel Del Rosario (El Sueno de Morfeo – Spagna) ha partecipato a SanRemo nel 2011 in duetto con Luca Barbarossa. Sara Jovanovic (Moje 3 – Serbia) è nata a Roma. Bledar Sejko (Albania) parla fluidamente l’italiano e ha vissuto molti anni in Italia. Roberto Bellarosa (Belgio), che ha qualche difficoltà con la lingua ha però origini italiane, e anche il nome di Gianluca Bezzina (Malta), che ha invece imparato l’italiano guardando DragonBall, rivela evidenti legami con l’italia. Anche Zlata Ognevich ci ha raccontato, a Malmö, di un suo nonno finito in Italia, presumibilmente durante la Seconda Guerra Mondiale.
Un altro pezzo d’Italia si collega all’Eurovision. Al Junior Eurovision Song Contest di Kiev Michele Perniola, di Taranto, partecipa per San Marino.
Ed eccoci ad oggi. Quest’anno si parte con molta grinta in più, e già a gennaio abbiamo cantante e canzone stabilite. Ma anche girando per le reti della RAI, da riferimenti, domande e piccoli elementi sembrerebbe che quel clima di omertà che per anni è regnato sull’argomento si stia sciogliendo, alla luce del sole d’Europa. Il tempo ci dirà se la separazione della scelta da SanRemo preluderà alla creazione di un programma apposito per selezionare il nostro rappresentante.
Intanto noi ci prepariamo “A riveder la Luce del Nord”.
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