Incontrare SebAlter di persona mi ha colpito la giornata. Eravamo arrivati in sala stampa, a seguire le prove dei cantanti della seconda semifinale, ed è capitato quasi per caso. Dovevo andare a controllare la Pigeon’s hole (La buca delle lettere), quindi passo in sala stampa per avvertire gli altri amici, e sullo schermo collegato con l’arena, che trasmette la prova, nella versione che presumibilmente si vedrà sul palco, vedo SebAlter che canta.

Senza neanche ricordarmi di prendere la macchina fotografica mi fiondo in arena (sulla logistica di Copenaghen e della sala stampa con annessi e connessi parleremo a tempo debito) e mi ritrovo davanti al palco, dove c’è SebAlter, e gli altri ragazzi del suo gruppo, in attesa di cominciare la seconda prova. Le prova all’arena funzionano nel seguente modo: ogni Paese ha a disposizione svariate sessioni di prove, e all’interno di ogni sessione può essere ripetuta tre volte la canzone completa. Alcune prove non sono visibili da nessuno, altre solo dagli accreditati stampa, oppure solo dagli accreditati ma solo dalla sala stampa e non dall’arena. Durante le prove ci sono cantanti che salgono sul palco già in tenuta da spettacolo, in genere se hanno un costume di scena da provare, o diverse prove di abiti a vedere come viene l’esibizione, e poi tentano varie varianti di spostamenti sul palco e piccole modulazioni e variazioni sul testo della canzone, o qualche volta anche sulle note. SebAlter ha cambiato, rispetto alla versione del video, alcune parole: “It’s me, my imperfection” invece di “I bear the stains of imperfection”.

Sebastiano era sul palco già in tenuta da spettacolo, con una camicia bianca e un gilet nero con i bottoni che da quella distanza (non troppa ma neanche così troppo poca) sembravano dorati.

La conferenza stampa del ragazzo diventa un obiettivo privilegiato. Riesco addirittura ad avvicinarlo alla sessione di foto, dopo la conferenza stampa. Ticinese, parla perfettamente italiano, anche se come scelta artistica ha sempre composto in inglese. Durante la sessione di foto uno scambio di battute sulle capacità di reazione della sua schiena alle sollecitazioni, passa attraverso una foto con lui e arriva alle interviste.

In realtà è successo quasi per caso, perché mentre gli amici di OGAE Italy, che erano riusciti a strappare una breve intervista, stavano aspettando di iniziare, Cristina mi chiede se voglio fargli io due domande durante la loro intervista.

Ero talmente emozionato che non sono riuscito neanche a guardarlo fisso negli occhi, comunque gli ho chiesto chi è il cacciatore di stelle, e lui ci ha spiegato di come gli fosse capitato, guardando un cielo stellato, di pensare che sarebbe stato più bello riuscire a prenderle, le stelle, nel senso di riuscire a catturare i propri sogni. E poi è sicuro (sicuro!, garantisce SebAlter) che a giugno uscirà il suo secondo singolo, e a ottobre l’album. E ha intenzione di presentarlo anche in Italia.

Ma oggi mi è capitata un’altra emozione importante, poter sentire Tijana Dapcevic che insieme alla sorella Tamara Todeska (Macedonia 2008 – Let me love you) cantava la nostra famosissima Non ho l’età, che vinse nel 1964, la prima vittoria dell’Italia, proprio qui a Copenaghen.

La sera invece siamo andati all’Euro Fan Café a vedere il talk show con Ralph Siegel. Questo signore è una istituzione dell’Eurovision. Ha scritto ventitré canzoni che hanno partecipato all’Eurovision, tra cui Ein Bisschen Frieden (Nicole – Germania 1982), la prima vittoria della Germania e l’unica canzone in tedesco che abbia vinto l’Eurovision. E poi numerose altre che sono arrivate seconde, e poi Dschingis Khan (Germania 1979), oltre, naturalmente, alle tre canzoni di Valentina Monetta. Il talk show era organizzato per celebrare quarant’anni di carriera dell’autore, ed è terminato con un bellissimo omaggio che la delegazione di San Marino gli ha fatto, cantandogli una variazione mezza jazz e corale di Volare (Italia 1958, la nostra vittoria morale).

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