Le giornate in sala stampa si articolano all’incirca tutte in questa maniera: Cristina mi prende da parte e mi dice: “Stefano, andiamo all’intervista di Emma”. Mentre siamo in fila per l’intervista di Emma: “Ma quello non è Jon Ola Sand?”, allora qualcuno rimane a far la fila mentre noi corriamo appresso a Jon Ola Sand. Neanche il tempo dell’ultima battuta che: “C’è Ralph Siegel!” e mentre ci fiondiamo a raggiungerlo, nel girare la testa per evitare di incocciare su un accreditato F del Portogallo e sulla giornalista ucraina che fa un collegamento dalla sala stampa: “VALENTINA (Monetta)!” e mentre la salutiamo con un abbraccio, Cristina con la coda dell’occhio individua Hersi Matmuja che esce dalla conferenza stampa e allora “Stefano, attacca!” e mentre mi precipito supero con un agile salto la Cristina Scarlat che invece si preparava ad un Meet & Greet.
Il contorno dell’arena, con le sue rotaie arrugginite, il terreno brullo e le strutture di cemento un po’ squallide che fanno da involucro al bellissimo palco, sembrano l’ambiente ideale, abbastanza periferico, quasi abbandonato e lasciato a se stesso per l’ambientazione della resa dei conti finale tra me e Risky Kidd, perché continua a tenere quello sguardo omicida. Come quelle sfide nei playground di street basketball abbandonati della periferia di Chicago o Detroit, dove due rapper si sfidano a colpi di canzoni politicamente scorrette. La nostra sfida si terrà a colpi di canzoni coatte dell’Eurovision, come My Slowanie (Cleo & Donatan – Polonia 2014), Woki mit dem popo (Trackshittaz – Austria 2012), So lucky (Zdob şi Zdub – Moldova 2011) e Jas ja imam silata (Gjoko Taneski – Macedonia 2010).
Impressioni dalla prima semifinale
Dal mio posto si vede, guardando giù, il palco, e a sinistra lo schermo dietro il palco, e il palco riflette le luci. E tutto intorno centinaia di persone. È qui che voglio stare. Non c’è altro posto al mondo dove vorrei stare in questo momento. Questa ampiezza riempie il cuore. Vorresti abbracciare completamente il palco con lo sguardo, trattenerlo nella memoria di questo momento straordinario, per non scordare neanche un dettaglio di adesso. Cerchi di allargare il tuo campo visivo, ma alla fine ti rimane solo di lasciare che l’emozione entri nella circolazione sanguigna, per vivere una gran serata.
MONTENEGRO! MONTENEGRO! MONTENEGRO! MONTENEGRO! MONTENEGRO!
VALENTINA! VALENTINA! VALENTINA! VALENTINA! VALENTINA!
Impressioni dalla conferenza stampa.
Le gemelline russe si sono fatte prestare l’interprete dall’Armenia. Con la questione che alla conferenza stampa possono entrare solo due rappresentanti per ogni Paese, in genere uno è il cantante, o uno dei cantanti, e l’altro è un membro della delegazione, che in genere, se l’artista non sa parlare in inglese, fa da interprete. I posti a sedere erano già stabiliti, ma la Russia ha scelto di non separare le gemelle e di mandarle entrambe. Ma nessuna delle due era in grado di sostenere una intervista in inglese. Quindi prima dell’inizio sono venuti i ragazzi della crew e hanno cambiato tutti i posti, per posizionarle vicino alla ragazza della delegazione armena.
Un’ovazione per Valentina in finale. Quando la conduttrice ha visto il tripudio di bandiere ha commentato ironicamente una cosa simile a “Mi ricordavo che a San Marino ci fossero meno persone…”.