“This night is dedicated to everyone who believes in a future of peace and freedom. You know who you are. We are unity and we are unstoppable.”

È con questa frase che Conchita Wurst ha commentato la sua vittoria quando è stata chiamata sul palco dell’Eurovision Song Contest 2014 per ritirare il trofeo. Quella della drag austriaca è stata la vittoria dei diritti di tutti, non solo del popolo LGBT come ha più volte specificato lei, la vittoria della tolleranza e del rispetto di tutte le scelte personali.

Le quotazioni di Conchita sono salite giorno dopo giorno, esibizione dopo esibizione. Vocalmente sempre perfetta, anche nelle prove, dopo la Seconda Semifinale (che ha vinto), è apparso chiaro a tutti che l’Austria avrebbe puntato quantomeno al podio. Nei giorni precedenti all’ESC il suo nome non era fra i favoriti e si era parlato di lei più come personaggio piuttosto che come artista, ma la Wurst ha saputo dimostrare che si può andare oltre l’immagine, sicuramente provocatoria, e raggiungere il proprio scopo solo grazie alle proprie capacità ed ad un buon brano (Rise like a phoenix).

Per quanto riguarda gli altri partecipanti, ci fa piacere ritrovare i Paesi Bassi in Finale (dopo Anouk l’anno scorso) addirittura al secondo posto. I Common linnets con la loro elegante Calm after the storm, hanno vinto la Prima Semifinale e, anche loro un po’ a sorpresa, sono diventati fra i favoriti alla vittoria. Al terzo posto troviamo Undo, la classica ballata in stile eurovisivo interpretata magistralmente da Sanna Nielsen, in rappresentanza della Svezia.

Per il resto vanno bene i Paesi Scandinavi, tutti in top 15, male i tre Baltici eliminati nelle Semifinali. Nel gruppo dei Paesi Caucasici si salva solo l’Armenia al quarto posto, l’Azerbaigian è solo 22° mentre la Georgia non arriva nemmeno in Finale.

Veniamo alle sorprese di quest’anno e partiamo da quelle negative. Israele, uno dei favoriti iniziali, non è riuscito ad arrivare in Finale: Same heart interpretata da Mei Finegold, purtroppo, non ha convinto giurie e televoto. Quelle positive, invece sono almeno due: il passaggio in Finale per la prima volta del Montenegro con Sergej Ćetković e la sua Moj Svijet, ma soprattutto di San Marino che al terzo tentativo di Valentina Monetta riesce a qualificarsi con il brano Maybe.

Vanno male i BIG 5, tranne la Spagna che raggiunge il 10° posto. Il Regno Unito che puntava alla vittoria si ferma al 17° posto, la Germania è al 18° e la Francia è ultima col suo peggior risultato di sempre.

Ma, purtroppo, non è l’unica BIG 5 a riportare il peggior risultato della sua storia al concorso. Anche l’Italia chiude male la sua corsa con un 21° posto. Guardando i risultati delle giurie internazionali e del televoto appare chiaro che la canzone e l’esibizione di Emma Marrone non hanno convinto gli altri Paesi. Sono pochissimi, infatti, quelli che ci mettono in top 10 e riusciamo a racimolare solo 33 punti.

Possiamo tentare di capire i motivi di questo insuccesso, anche se le nostre sono solo supposizioni. Partiamo dal brano: La mia città è un brano rock, genere che difficilmente all’ESC incontra grandi favori da parte del pubblico.

Altro possibile motivo potrebbe essere la messa in scena italiana. Dal nostro ritorno nel 2011 è in assoluto quella più studiata e preparata appositamente per il concorso, ma è anche quella che si discosta notevolmente dalla sobrietà che sino all’anno scorso ci aveva contraddistinto. Questo potrebbe aver disorientato il pubblico europeo che dall’Italia, forse si aspetta qualcosa di più semplice e meno ridondante. Ben inteso, crediamo che la delegazione italiana abbia fatto bene a tentare di presentarsi in modo diverso dagli anni precedenti. Era un tentativo che andava fatto, ma evidentemente non ha pagato in termini di risultati.

In ultimo potrebbe non aver convinto la prestazione vocale di Emma che, a nostro avviso, non è stata brutta. Forse ha avuto qualche difficoltà nella gestione del fiato, ma in generale l’esibizione di sabato non è andata male. Anzi a detta di chi ha visto l’esibizione di venerdì sera, quella in cui hanno votato le giurie, sembra la performance di sabato sia stata anche migliore.

Indipendentemente dal risultato, bisogna dire, che è stato bello esserci di nuovo. La scelta di Emma ha sicuramente portato più interesse nei confronti della manifestazione che, sebbene ancora abbia un seguito non numerosissimo, cresce di anno in anno e speriamo che l’anno prossimo aumenti ancora di più.

Si chiude Copenaghen 2014, ma siamo già tutti pronti a seguire il percorso che ci porterà a Vienna 2015!

Foto: Thomas Hanses (EBU)

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