Anche stasera abbiamo seguito dalla sala stampa dell’Eurovision Song Contest 2018 la Jury Rehearsal della Seconda Semifinale che noi potremo seguire domani sera, giovedì 8 maggio, alle 20.50 su RAI 4 con il commento di Carolina Di Domenico e Saverio Raimondo.
E vediamo cos’è successo stasera:
Partiamo con il botto, con Alexander Rybak per la Norvegia, già vincitore della competizione nel 2009, e che si presenta per emulare Johnny Logan (l’unico cantante che abbia vinto due volte) e diventare il nuovo Mister Eurovision. Ritmo coinvolgente e grande padronanza del palco.
Poi la Romania, con il gruppo The Humans, canzone rock e una lead singer dalla voce spettacolare che anche stasera non delude. Pause opportune e grande atmosfera sul palco, con i manichini con le maschere bianche.
Poi la Serbia, una delle canzoni più di atmosfera di quest’anno, con Sanja Ilic al flauto e i Balkanica che usano la vocalità e le percussioni tradizionali Serbe con la musica moderna. E rendono il risultato.
Poi le nostre amiche di San Marino e i loro tenerissimi amici robottini (che stavolta mostravano un cartello con scritto “Sometimes” da un lato e “Size doesn’t matter” dall’altro), ma forse Jessika non riesce al meglio nelle parti più basse, cioè quelle delle strofe. Ma i robottini sono una trovata azzeccatissima.
Poi la Danimarca, altra canzone da atmosfera, stavolta vichinga, una delle favorite per il passaggio della semifinale. Tutte le parti con le percussioni, e tutto il gruppo a battere i piedi sul palco come se stesse marciando, da i brividi. Applausi anche dalla sala stampa.
E adesso la Russia, messa in scena forse non nel modo migliore. In particolare tutte le inquadrature che riprendono il palco al completo danno un’idea di dispersività, quando la canzone ha invece una grossa potenzialità espressiva ed emozionale.
Si passa ora alla Moldavia, prodotta quest’anno da Filip Kirkorov. Questo Paese ci ha abituato a canzoni molto ritmate e con una spiccata vena folkloristica, e anche quest’anno sceglie di seguire la stessa strada. La messa in scena, con questo grande pannello a tasselli apribili è buona, anche se i movimenti sul palco sono un po’ troppo lunghi rispetto al ritmo della canzone. Ma probabilmente solo quello basterà loro per passare in finale.
Poi i Paesi Bassi, canzone rock, grande energia sul palco senza bisogno di aggiungere capriole e fuochi artificiali.
Ed ecco l’Australia. Il sound è quello giusto per passare in finale. La voce va bene e la messa in scena pure, anche se forse andrebbe fatta più attenzione alle inquadrature, perché tutte le volte che viene ripresa a campo più largo, dovrebbe apparire al centro dei led inclinati.
Poi la Georgia, gruppo Etno Jazz vocale polifonico, voci stupende e impasto vocale che funziona. Anche la messa in scena, con le luci rosse e la cascata di scintille alla fine funziona, ma questo tipo di musica non ha mai avuto successo all’Eurovision. Peccato.
Si passa alla Polonia, una delle favorite per il passaggio in finale. Messa in scena piena di fuochi artificiali, luci che si accendono e si spengono, e inquadrature spezzettate, per dare velocità al video che deve seguire il ritmo della canzone. Forse dovrebbero spezzettare ancora di più.
Poi Malta. Quattro leds molto azzeccati dove si vedono animali selvatici che si avvicinano, persone imprigionate dietro un velo, poi scene allucinate di gente che urla, e seguendo il ritmo della canzone le immagini si muovono a tempo. Christabelle si muove bene sul palco.
Ora tocca all’Ungheria, canzone rock che sul palco funziona benissimo. Inquadrature e stacchi azzeccati nelle parti più ritmate. Fuochi a sottolineare la rabbia del ritornello e, per chi non capisce l’ungherese, probabilmente anche la lingua contribuisce. Sembra fatta apposta per esprimere la sfogo di rabbia. Acuto finale bello e d’effetto. Probabilmente la canzone rock più d’impatto tra quelle di stasera.
Ecco la Lettonia. Canzone di atmosfera ma con un sound più cupo. I meandri della mente, gli angoli bui delle strade, colorati dalle luci rosse che si accendono lentamente fino a brillare, e poi si spengono lentamente, le luci bianche che si accendono e si spengono, e una bella voce insinuante fanno un bell’insieme.
Si passa alla Svezia. Che si porta i led da casa e confeziona un prodotto ottimo. Stacchi di camera azzeccati. Movimenti di Benjamin che si sposano perfettamente con il ritmo della canzone. Bello tutto l’insieme.
Poi il Montenegro. Esibizione molto emozionante, con Vanja Radovanovic impeccabile su tutte le note e spettacolare nell’acuto finale. Riprese accettabili e musica bellissima. Forse andrebbe fatto qualcosa per corregge o mostrare meno quella postura incurvata che tiene sul palco.
Poi la Slovenia. Con Lea Sirk con una voce estremamente energica. Luci che seguono il ritmo della musica e complesso accettabile. Sul palco forse dovrebbe muoversi più velocemente.
E per finire l’Ucraina. Melovin in maniera abbastanza scenica esce da un pianoforte che sembra volutamente una bara. Una canzone che si basa molto sul ritmo e in tutte i ritornelli il cantante ha una voce spettacolare. Fuochi e fiamme a completare l’effetto. Buona riuscita.
Foto: © Andres Putting