Torna anche quest’anno il nostro diario dedicato alla città che ospita l’Eurovision Song Contest. Aneddoti, curiosità, informazioni e incontri direttamente da Tel Aviv, in Israele.
L’emozione che l’esibizione della Slovenia è stata capace di trasmettermi è stata travolgente.
Un ragazzo e una ragazza molto giovani, intorno ai diciott’anni, che sperimentano per la prima volta l’amore. Una esibizione intimista all’ennesimo grado, ti trasmette un’emozione talmente forte che non riesci a resistere. Sulla base di questa musica lenta e sussurrata, questi ragazzi ci stanno raccontando cosa significare realizzarsi pienamente nello scoprire l’altro. Un testo di una dolcezza incredibile: “Quando i nostri desideri sono distanti, se mi accetti e io ti accetto, guardami, non è così importante. L’eternità e questo pianeta non sono amici. Non dirmi “Mi dispiace”. Resta con me.”
Si guardano intensamente, mentre lei canta e lui suona, poi lui chiude gli occhi, e comincia a muoversi seguendo la musica, riapre gli occhi e la sfiora con una mano, quasi come se avesse paura di farle male, finiscono la canzone a contatto, lui con la mano intorno al collo di lei, lei con una mano sul braccio di lui. “Resta con me”.
“Nel 1998 ero un ragazzo di vent’anni, chiuso in uno sgabuzzino. Uno sgabuzzino dal quale pensavo non sarei mai riuscito ad uscire. Poi è arrivata Lei. Dana International, è salita sul palco dell’Eurovision e l’ha vinto. Ed ha aiutato migliaia di persone, me compreso, a sentirsi a proprio agio con quello che erano”. Così Assi Azar, uno dei quattro presentatori di stasera. E l’ha detto con un grande sorriso. Un sorriso dietro il quale si cela tutta la difficoltà e lo sforzo enorme che ha fatto per arrivare a poter sorridere sereno, oggi. Dire di essere a proprio agio con sé stesso.
Mentre aspettiamo l’inizio della Conferenza stampa dei dieci qualificati, io mi sto sciogliendo in lacrime, e non riesco a fermarmi, a respirare, e a razionalizzare per almeno dieci minuti. Continuo a pensare all’espressione di Gašper, con gli occhi chiusi che si muove seguendo la musica, e al sorriso di Assi, quel sorriso così carico di significato. Al punto che i miei amici, Alessandro, David, Enrico, quasi si preoccupano.
Poi mi sono calmato e sono riuscito a capire cosa mi è successo. E’ che io mi ci rivedo, pienamente e completamente, in questi ragazzi. Sono Gašper e sono Assi, al di là di qualsiasi frontiera di lingua e qualsiasi distanza geografica, siamo la stessa cosa perché abbiamo le stesse emozioni. Non importa se per esprimerle Gašper usa lo sloveno, Assi l’ebraico (o l’inglese) e io l’italiano. L’amore per l’uomo che amo è quello di Gašper. La liberazione di sentirmi a mio agio con me stesso è quella di Assi.
All’ennesima domanda poco interessante, inizia Gašper dicendo che è noiosa, e quando la conduttrice della conferenza stampa, che a dire il vero non è stata perfetta nello gestirne i tempi, Victor Crone, insieme a Stig Rasta e Klemens Hanningan (Hatari), seguito velocemente dai Lake Malawi e poi dagli altri finalisti, si alzano in piedi, iniziano ad applaudire un’autogestito applauso di conclusione della conferenza stampa, e se ne vanno. Decisamente un modo originale per concludere una conferenza stampa. Eravamo tutti a metà tra il sorpreso e il divertito.