Inauguriamo oggi la nuova rubrica Eurovision’s Decade, che vuole analizzare come l’Eurovision Song Contest sia cambiato in questi ultimi 10 anni.
Il 2020, infatti, ha chiuso, anche se non nella maniera sperata, un’importante decade eurovisiva che ha vissuto tantissimi cambiamenti nell’organizzazione dello show musicale più grande e più seguito al mondo. Anno dopo anno, l’Eurovision Song Contest ha imperniato lo spettacolo sulla scenografia e sulla coreografia di ogni canzone in gara, facendone un elemento essenziale per la riuscita delle performance.
Sostanzialmente, lo show musicale è divenuto uno show televisivo in cui gli elementi di scena, che normalmente sarebbero di contorno a una presentazione musicale, sono divenuti fondamentali, tanto da impegnare le delegazioni e tutti gli addetti ai lavori, in maniera massiva, a favore di una dimensione artistica che vada oltre il brano stesso.
Abbiamo pertanto deciso di raccogliere 5 performance di questi ultimi 10 anni che, in base alla messa in scena, rappresentino in maniera emblematica quattro specifici temi che abbiano caratterizzato la recente cultura eurovisiva.
Il tema che affrontiamo per primo è anche quello senza dubbio più “scottante”: quali sono state le esibizioni che, per coreografia o scenografia, abbiano meglio rappresentato la sessualità, più o meno esplicitamente? Abbiamo stilato questa speciale classifica hot.
5ª Posizione: Austria 2012, canzone dal titolo “Woki mit deim popo”, cantata dai Trackshittaz, gruppo hip-hop austriaco. Il brano, presentato nel dialetto bavarese di una zona dell’alta Austria denominata Mühlviertel, vuol dire “Muovi il tuo sedere” e senza mezzi termini invita a un ballo piuttosto esuberante. La coreografia offre espliciti richiami sessuali, con 3 ballerine che catalizzano gli sguardi contorcendosi sui pali da lap-dance. Le emozioni si accendono, letteralmente, quando sui corpi delle protagoniste s’illuminano file di led che ne sottolineano le forme, mentre si inchinano mostrando sfacciatamente il posteriore. Laa performance in questione, però non regalò all’Austria il passaggio in finale.
4ª Posizione: Moldavia 2015, canzone dal titolo “I want your love”, cantata da Eduard Romanjuta, artista di origini ucraine. Già il titolo promette. La performance prende le mosse da uno dei temi erotici più battuti dalla produzione di specie, ossia il poliziotto stretto in abiti succinti che avvampa il desiderio. Nell’esibizione ballerini che indossano “uniformi” create per l’occasione e munite di tutti gli accessori di servizio (guanti in pelle, manette) rivisitati in chiave sado-maso. Di qui pose ammiccanti, movimenti sensuali e tentativi di sedurre lo stesso cantante, al quale la ballerina strappa persino la maglietta. Anche questa esibizione fu bocciata dal pubblico, che fermò la Moldavia alla prima semifinale:
3ª Posizione: Armenia 2016, canzone dal titolo “Love wave”, cantata da Iveta Mukuchyan. Sin dall’inizio Iveta profonde tutta la sua ineffabile carica erotica sulla scena, accompagnando l’armonia del canto e delle morbide curve con un sinuoso movimento di braccia. Il risultato è una performance di indubbio impatto sensuale, che però riesce a mantenersi sempre entro i limiti del decoro artistico. Unitamente alla peculiarità della musica e alla generale realizzazione televisiva della entry, il jolly per l’avvenuto passaggio in finale potrebbe essere stato proprio il perfetto equilibrio tra spiccato erotismo e compostezza espressiva. Già i primi secondi, che inquadrano nell’ombra le labbra di Iveta, sono il promettente inizio di un gioco di luci, movenze e inquadrature strategiche orchestrato con grande maestria, tanto da rendere la performance un pregevole saggio di erotismo che, evitando di scadere in volgarità, ha regalato a Iveta il secondo posto all’interno della prima semifinale, preceduta solo da Sergey Lazarev con la sua “You are the only one”.
2ª Posizione: Cipro 2018, canzone dal titolo “Fuego”, cantata dalla notissima Eleni Foureira. Siamo in tempi molto recenti e la performance di Eleni è ancora fresca nella memoria degli appassionati dell’Eurovision. Donna di innata sensualità, con questo brano la cantante cipriota si è consacrata a vera e propria icona sexy. L’ingresso ancheggiante della sinuosa silhouette stagliata in controluce, il trucco marcato sulle labbra, la gestualità profonda che culmina con la lenta discesa del bacino sulle gambe divaricate, sono solo alcuni degli elementi che fanno di “Fuego” una delle performance che, assieme alla sua protagonista, sono entrate nella storia dell’Eurovision. Anche in questo caso, come visto per Iveta Mukuchyan, non si scade mai nella volgarità, ragione per cui, presumibilmente, il brano è stato premiato con grande consenso di pubblico, basti pensare che sia nella prima semifinale che in finale Heleni ha raggiunto il secondo posto, sempre solo dietro a Netta che ha poi vinto il titolo quell’anno.
1ª Posizione: Polonia 2014, canzone dal titolo “My Słowianie – We Are Slavic”, del duo Donatan & Cleo. Rimasta negli annali della memoria eurovisiva, è certamente questa la vincitrice della nostra classifica “hot”. Il brano esordiva con l’ingresso in scena della cantante Joanna Klepko, in arte Cleo, affiancata inizialmente da 3 ballerine che, vestite in abiti tipici della cultura tradizionale esteuropea, davano immediato riscontro visivo del titolo dell’opera (scritta dal rapper polacco Witold Marek Czamara, in arte Donatan). Fantasie fiorate, gonnelle variopinte, lunghi capelli biondi con trecce. Tanto innocente folclore venne però ben presto dissacrato dall’irruzione di una coppia di modelle dai décolleté generosamente esibiti. Le due si posizionarono ai lati opposti del palcoscenico, interpretando il ruolo di sexy lavandaie che, chine sulle tinozze, si abbandonavano a gesti e movimenti fortemente allusivi, cercando di stuzzicare la fantasia a colpi di pestello e struscio di panni. Sebbene accolta con certa ironica sufficienza dal pubblico, la canzone si aggiudicò addirittura un insperato passaggio in finale. Noi, che la sera della seconda semifinale eravamo presenti in sala stampa, possiamo raccontarvi un piccolo aneddoto: a poche ore dall’inizio dello spettacolo, nel mezzo del via vai dei cantanti che come d’abitudine si intrattenevano in sala stampa per foto e interviste, le due “lavandaie” si presentarono al cospetto dei giornalisti già abbigliate con gli strategici costumi di scena. Lungi dall’esprimere un giudizio, ci limitiamo a riportare come con questa “mossa” i polacchi abbiano finito per ingraziarsi molti dei presenti che, sebbene non influiscano in maniera diretta sul voto dei brani in gara, godono di indubbio potere mediatico.
Cosa ne pensate? Abbiamo dimenticato qualche altra esibizione?