Per la gioia degli ormai planetari fan, il nuovo singolo dei Måneskin, intitolato “Mammamia”, è oggi finalmente disponibile, dopo che alcuni giorni fa la band ne aveva dato un inaspettato assaggio attraverso un breve video pubblicato su Tiktok.

Sebbene “Mammamia” sembri rievocare il celeberrimo capolavoro degli ABBA, una prima differenza tra i due brani si evidenzia già a livello grafico, poiché il titolo dei Måneskin è scritto tutto attaccato. Come chiarito anche dai diretti interessati, la scelta è voluta, allo stesso modo in cui il pezzo è stato consapevolmente studiato in ogni provocatorio dettaglio, dalle immagini osé dei loro corpi completamente nudi, al testo che già dall’anteprima aveva promesso scintille.

Quando i Måneskin hanno vinto l’Eurovision…”: era così che avrei voluto iniziare, ma questa frase continua a farmi talmente effetto che ho dovuto fermarmi a rifletterci su. Sono passati cinque mesi, eppure l’idea della vittoria conserva ancora quel sapore straordinario che solo chi vince raramente può gustare con tanta intensa perseveranza, sorbendo il successo in tutte le sue sfaccettature: l’onore, l’orgoglio, il patriottismo, il sentimento di appartenenza. Eppure, tutto questo non basta. Vincere può non essere un’abitudine, ma il trionfo dei Måneskin, cioè il nostro trionfo, ci esalta tanto quanto solo il senso del riscatto può fare.

Da sempre assuefatti all’idea che il resto d’Europa ci ha cucito addosso – quella di un popolo di furbi, oziosi e caciaroni – esserci affrancati dallo stigma classista con una vittoria universalmente riconosciuta e tributata vale molto più di un successo artistico. E la conferma, adesso, potrebbe essere arrivata dai Måneskin stessi attraverso il nuovo pezzo.

Ciò che è assolutamente indubbio è la stoccata ai francesi, che all’Eurovision avevano accusato Damiano di aver assunto droghe in diretta: “I swear that I’m not drunk and I’m not taking drugs”, canta adesso il frontman, che subito dopo sottolinea di essere particolarmente sexy “perché italiano”. L’impressione è che il nuovo pezzo intenda canzonare satiricamente certi stereotipi razziali, in particolare quelli diffusi nei confronti di noi italiani, da sempre descritti come seduttori oziosi e inclini al vizio. “Mammamia”, quindi, potrebbe suonare come il titolo più adatto a rappresentare, attraverso l’interiezione italiana più famosa al mondo, taluni frequenti atteggiamenti di scherno nei confronti del nostro Paese. Del resto, come già nella brevissima anticipazione di qualche giorno fa, Damiano sottolinea la parola “italiano” pronunciandola nella nostra lingua con smaccata cadenza dialettale e accompagnandola col gesto del “che vuoi?”, due “segni di italianità” con cui gli stranieri sono soliti inquadrarci in maliziosi luoghi comuni.

Direttamente interrogati sul “senso” di “Mammamia“, i quattro hanno però stemperato l’abbrivio polemico dell’anteprima sottolineando di aver voluto anche e soprattutto proporre un pezzo “leggero”, con cui rivendicare il diritto di ciascuno di essere e comportarsi secondo le proprie inclinazioni, in barba ai giudizi e ai falsi moralismi. Ed ecco dunque il motivo di tanta nudità e della dimensione spiccatamente sessualizzata dei versi.

Al di là del testo colpisce, come sempre, la capacità del gruppo di esprimersi costantemente sul filo del parossismo, esplicitando al massimo sentimenti e sensazioni con movimenti spinti, smorfie grottesche e il solito Damiano, magistralmente istrionico. Insomma, ancora una volta la giovanissima band ci regala uno spettacolo di musica e immagini che va oltre: oltre l’ordinario, oltre gli schemi, ma soprattutto oltre le apparenze. Chi vede nei Måneskin dei provocatori privi di contenuti, infatti, non potrebbe sbagliarsi di più, e il nuovo singolo ne è l’ennesima conferma.

Gustiamoci pertanto questa inaspettata novità che, mentre insiste con la lingua inglese tanto cara e familiare al gruppo, segna il primo singolo della band dopo l’album “Teatro d’ira: Vol. I”. Ricordo infine l’impegno del prossimo tour europeo “Loud Kids on tour ‘22”, che prevede date in febbraio e marzo e che, neanche a dirlo, è già sold out.