Aprile sta finendo e noi non abbiamo ancora dato la nostra opinione sui brani presentati dai paesi in gara. Eccola quindi sulle prime otto canzoni della Prima Semifinale dell’Eurovision Song Contest 2023.

Norvegia

Alessandra  – Queen of Kings

Apre questa edizione eurovisiva Alessandra Mele, popstar appena ventenne nata a Pietra Ligure e cresciuta Cisano sul Neva (Albenga). La canzone, sul ritmo di una sorta di “sea shanty” rafforzata dai rimandi folkloristici alla tradizione norvegese, è un inno all’empowerment femminile, alla capacità di riprendersi in mano il proprio destino, alla gloria e alla grandezza delle donne-guerriere. Niente di nuovo sul fronte norvegese, però la voce di Alessandra è potente e la canzone resta immediatamente impressa. L’acuto verso la fine della canzone, poi, è da brividi. Non sarà la rivoluzione del 2023, ma di certo è un ottimo modo per aprire l’Eurovision 2023: fresco, potente, coinvolgente al punto giusto, la canzone sprizza energia in ogni sua parte. Che le danze abbiano inizio.

Malta

The BuskerDance (Our Own Party)

Si prosegue con un gruppo indie maltese che l’anno scorso è stato sconfitto dalla nostra amata-odiata Emma Muscat: i The Busker. Questi tre giovani artisti ci propongono una canzone tipicamente dance in cui il vero protagonista è il sax che domina il ritornello. Testo completamente inesistente e melodia assolutamente dimenticabile, questa entry non ha ragione di spiccare il volo della classifica eurovisiva, eppure ha un qualcosa che piace. Sarà la voglia di leggerezza, sarà il richiamo del sassofono a brani ben più celebri, sarà la freschezza di uno show minimalista ma coinvolgente… Non lo so, sarà quel che sarà ma i The Busker portano sul palco tre minuti di piacevole spettacolo musicale. 

Serbia

Luke BlackSamo Mi Se Spava

Per questa entry vorrei partire dal titolo, già di per sé significativo: “Vorrei solo dormire”. La canzone è un misto caotico ma stranamente piacevole di techno, pop, rock ed EDM che vuole dare voce ai pensieri invasivi di chi prova quel dolore straziante dato dalla consapevolezza della miseria umana, forgiata da virus, guerre, rabbia ed armi.  Luke Black vorrebbe solo dormire, vorrebbe solo rifugiarsi in quei sogni che lo portano lontano dal tragico gioco della realtà, come in fondo tutti noi abbiamo voluto fare almeno una volta. La performance riflette questo atteggiamento disperato ma delirante attraverso una “mise en place” ai limiti del disturbante, che però sortisce un effetto immediato: quei suoni apparentemente distorti e quelle immagini così invasive provocano un sentimento di straniamento totale, oltre che un che un senso di immedesimazione nelle sensazioni del cantante. Questo brano non passerà inosservato, specialmente agli ascoltatori più attenti. Bellissima oltretutto la scelta di mescolare il serbo con l’inglese: tattiche eurovisive sempre (o quasi) apprezzate.

Lettonia

Sudden LightsAijā

E con la Lettonia si torna al pop più classico, ma d’effetto. Come sostenuto anche dagli stessi artisti in alcune interviste, la canzone ha la struttura di una ninna-nanna, una canzone che deve aiutare la gente ad addormentarsi e a distrarsi dai problemi del mondo, dalle “brutte cose” che accadono. “Please, don’t wake up”, recita la canzone… In pratica si sta ricreando un dialogo con la precedente canzone serba. La ninna nanna tra i due amanti risulta tutto sommato tranquilla e piacevole, niente di rivoluzionario sul palco dell’Eurovision 2023, ma che si fa ascoltare volentieri. Probabilmente alla fine della semifinale sarà stata dimenticata da bona parte del pubblico. 

Portogallo

MimicatAi Coração

Ecco finalmente il turno di una bellissima voce femminile, quella di Mimicat, la vincitrice del Festival de la Canção. Mimicat ci porta un mezzo tango folkloristico caratterizzato da una voce dalla sonorità tradizionalmente soul che conquista dalla prima nota. C’è poco da dire, questa narrazione teatrale di un amore disperato è tra le entry più forti della semifinale. Il ritmo diventa sempre più incalzante e frenetico con il procedere della narrazione, come sostegno all’intensità crescente dei sentimenti espressi. Ad un certo punto potreste addirittura sentire il cuore battere al ritmo di Ai Coraçao”. Mimicat, inoltre, tiene il palco in maniera sublime. Che dire, è evidente come sia stato possibile per Mimicat vincere contro la preferita del Festival. Buona fortuna a Liverpool!

Irlanda

Wild YouthWe Are One

A poco meno di metà competizione entra in scena l’Irlanda con il giovanissimo gruppo Wild Youth. Il brano parla di inclusione, unità e pace, nel tentativo di richiamare la missione dell’Eurovision Song Contest come portatore di unità in Europa. Canzone pop-rock fresca e leggera, adatta alla colonna sonora di una commedia americana. Di nuovo, niente di rivoluzionario, ma si fa ascoltare senza troppe pretese. Non va molto lontano da ciò che ha portato nell’ultimo periodo l’Irlanda, ma se passa le semifinali mi tatuo il loro nome sul braccio. 

Croazia

Let 3 – Mama ŠČ!

Da dove iniziare… La Croazia quest’anno porta sul palco dell’Eurovision un brano ai limiti del pirandelliano, con una canzone definita “shock-rock”. Ad un primo ascolto da parte di orecchie profane al croato, sembra tutto una bellissima supercazzola ai limiti del “cringe”. E invece no, non lo è, ma è una canzone dagli intenti serissimi: è un brano antiguerra che critica fortemente non solo l’azione militare russa in Ucraina, ma anche il governo di Lukashenko. Le parole centrali ovviamente sono “psicopatico”, “guerra”, “idiota” e… “trattore”. Il trattore, infatti, è il regalo di Lukashenko a Putin per il suo 70° compleanno. E comunque nonostante la nobiltà intrinseca della canzone, un po’ di “cringe scenico” c’è, inutile negarlo. Ma in fondo, va bene così: i Let 3 ci dimostrano ancora una volta che non bisogna necessariamente parlare di temi seri in maniera pesante e solenne. Divertire con fare satirico è probabilmente il metodo vincente per restare impressi in questo mare di emozioni che è l’ESC.

 

Svizzera

Remo ForrerWatergun

Ecco finalmente la ballata dell’Eurovision Song Contest 2023. Ammetto che stavo iniziando a preoccuparmi. Remo Forrer ci propone una canzone che parla di guerra senza l’intento di parlare di una guerra precisa. Quello che Remo vuole mettere in evidenza con questo brano è la discrepanza tra il “gioco della guerra” che fanno i bambini e la guerra vera, quella che entra nella vita delle persone all’improvviso e che distrugge popoli, famiglie ed esistenze umane. Questo è un tema sempre attuale: dovremmo insegnare ai bambini che la guerra non è un gioco e che nel mondo milioni di ragazzi e ragazze devono combattere con armi vere per la propria patria o la propria libertà, rischiando la vita. Remo ci vuole ricordare che siamo piuttosto fortunati a vivere nel nostro caro occidente “pacifico”, lontani da scenari di guerra in casa nostra. Alcune frasi sembrano un eco disperato della disperazione umana: “Non voglio giocare con il sangue vero / Non stiamo giocando ora / Non possiamo girarci e scappare / Niente pistole ad acqua”. E su questo pianoforte l’emotività galoppa.