La mattina, alla Haus der Musik. Secondo piano.
Alcuni punti di luce nella saletta immersa nel buio, e la musica che arriva da almeno due parti diverse, ti sembra di essere immerso nel suono, chiuso dentro una nave spaziale, che viaggia verso mete sconosciute. Senti l’eccitazione del momento e l’urgenza del viaggio, e sei deciso ad arrivare fino in fondo, consapevole delle tue possibilità, verso l’ignoto, verso l’altro. Qualche punto lontano della galassia dove sai che troverai casa. Ed hai intorno i tuoi compagni di avventura, che si muovono intorno a te al ritmo della musica. E’ tutto ritmo ed esperienza sensoriale questo posto, esperienza della musica portata all’estremo limite, in cima a una collina, con la luce che si riflette sulla neve che copre il terreno.
In un’altra stanza, i suoni delle città, il suono di un villaggio e del deserto, i suoni e i rumori egli oggetti di tutti i giorni, i suoni del corpo umano, e i suoni dello spazio e dei pianeti, del sole e dei meteoriti.
E ovunque, la polifonia, il suono che ti giunge da punti diversi. Eine Reise ins Innere des Klangs.
Pomeriggio, al ristorante dei gatti, il Café Neko, hanno finito quasi qualsiasi cosa del menu. I gatti invece sono disponibili. Su richiesta, e con un tempo di attesa abbastanza lungo, possiamo chiedere cotolette e gulash, coppa o pancetta, tutte di freschissimo gatto appena cucinato.
La sera alla Semifinale.
A una certa, dopo una performance vocale abbastanza bassa, sul palco, durante l’esibizione della Lituania, si baciano TUTTI. Vaidas e Monika tra di loro, coristi con coristi e coriste con coriste. E questo è probabilmente l’unico motivo per cui la Lituania è riuscita a passare. Anche se Vaidas continua a starci tanto simpatico.
La catena di luci di San Marino ha coinvolto tutto il pubblico in sala. Al segnale “Attivate la funzione Luce del vostro telefono”, centinaia di candele hanno accompagnato ondeggiando Michele e Anita.
Quando ha cantato l’Azerbaijan, ho avuto i brividi. Piuttosto che dirvi dove, vi dico che in mezzo alla calca del settore che sta appena sotto al palco, in mezzo a tanta gente tutta intorno, ho trovato la linea del contatto visivo con Elnur. A gambe leggermente distanziate, ho aspettato fermo e rigido che arrivassero le note. Elnur ha una voce che riempie la scena, bellissima e alta.
L’atmosfera del Montenegro, una montagna di fuoco ghiacciato, blu e rossa, di notte, sopra un mare calmo, e le note della musica tradizionale balcanica.
Alla fine della serata abbiamo dovuto consolare il nostro amico Luke. E’ maltese, segue l’Eurovision da quando era piccolo, e quest’anno per la prima volta è potuto venire sul posto. E Malta, per la prima volta in quattro anni, non ha raggiunto la finale. Con una canzone comunque apprezzabile e presentata bene. E la delusione può essere forte, se la canzone è bella ed è la prima volta che vedi l’Eurovision dal vivo. Noi italiani non ci possiamo rendere conto di questo. Perché noi facciamo parte del circolo dei Grandi, quelli che vanno direttamente in finale. E per un periodo non abbiamo partecipato. Ma questa è un’altra storia.
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