Torna anche quest’anno il nostro diario dedicato alla città che ospita l’Eurovision Song Contest. Aneddoti, curiosità, informazioni e incontri direttamente da Lisbona, la capitale del Portogallo.

E niente… volevamo andare a fare un bagno nell’Oceano per emulare le gesta del piccolo David Carreira in Esta Noite Remix. Ma invece da un freddo che ci si ghiaccia (che s’abbaia, direbbe Stepny, un bravo ragazzo che fa lo Youtuber). Ci ragioniamo un attimo e vi facciamo sapere.

C’è grande differenza tra viaggiare e spostarsi. Ed è la differenza su come vivi il senso di muoverti se usi l’aereo o la metropolitana, o invece ti sposti cammiando. Quindi la differenza è il modo in cui sfrutti il percorso e le emozioni che puoi ricevere nel mentre.
Probabilmente anche la velocità di spostamento influisce. Quando ti sposti lentamente vedi e interagisci con quello che hai intorno, e il tuo interiore entra in comunicazione con l’esterno. Mentre probabilmente se ti sposti più velocemente, non riesci ad entrare in comunicazione con l’esterno, perché non riesci a focalizzarti sul paesaggio che ti scorre intorno. Per cui puoi concentrarti solo sul tuo interiore.
Ci ragiono meglio e vi faccio sapere…

Cosa succederebbe se riunissi questi Diari che scrivo ormai da sette anni e il racconto che ho scritto a sfondo Eurovision in un libro?
Girando ai piedi dell’Alfama ho avuto una illuminazione. Mi piacerebbe chiederlo a chi legge questi diari….
Ci ragiono meglio e aspettatevi grandi cose….

Il fado è un’esperienza indescrivibile. Difficile da capire per chi non è fadista, difficile da descrivere per chi lo è con poche parole. Siamo qui al Museo del Fado, abbai imparato che è una musica che nasce dalla strada e dall’anima, e si potrebbe definire una tipo di musica “politicamente scorretta” dell’epoca, cioè del secondo quarto dell’800, in maniera abbastanza simile a come lo è oggi la canzone rap, una forma di arte probabilmente diversa dalla musica ma apprezzabile. Al Museo del Fado di Lisbona sono conservati diversi coltelli, che erano quelli con i quali i fadisti si tatuavano la pelle. Oggi si usano gli aghi e il colore, ma ci trovo delle ampie somiglianze.

Parlare dell’Azulejo come se fosse una cosa singola è sbagliato. Partendo dagli alicantados che esistevano nella penisola iberica già nel XIII secolo, inventati dagli arabi, ed erano piastrelle di piccole dimensioni smaltate a colori brillanti e uniformi. L’azulejo è una piastrella che si evolve da queste, aggiungendo i disegni e diverse tecniche di composizione, l’aresta e la corda secca, che creava un disegno geometrico delineando i contorni a rilievo, per evitare che gli smalti si mischiassero tra di loro durante la cottura.
Il tipo di disegno è poi cambiato nel tempo, con la fine del dominio musulmano nella penisola iberica, passando prima a disegni araldici medievali e poi cambiando forma verso veri e propri quadri, realizzati colorando un mosaico di piastrelle bianche. Come contorni venivano usate cornici sempre di piastrelle colorate decorate a motivi modulari, fatti cioè ripetendo le stesse forme e andando a comporre disegni formati da quattro piastrelle unite insieme.

In giro a Rossio. Stavolta mi hanno offerto solo marjuana! Posso pensare di essere fortunato!